“VERSO LE ELEZIONI REGIONALI DEL 25 MAGGIO” Le proposte per far ripartire l’Abruzzo
16 aprile 2014
L’imminente conclusione della legislatura regionale e l’avvicinarsi delle nuove elezioni ci inducono a formulare alcune riflessioni, e a tracciare un bilancio sui cinque anni che si chiudono. Soprattutto a svolgere alcune considerazioni sulle cose indispensabili da fare per aiutare la nostra regione ad uscire dalla crisi.
In questo documento, volutamente scarno e sintetico, ci proponiamo di guardare avanti, prediligendo la proposta all’analisi. Tuttavia, un accenno alla situazione dell’Abruzzo va fatto. Osservando i principali indicatori economici (Pil, dinamicità delle imprese, export, credito, occupazione) la nostra regione presenta dati peggiori rispetto all’Italia. Quindi l’assunto da cui partiamo è: in un’Italia che va male c’è un Abruzzo che va peggio. Perciò il nuovo governo regionale dovrà attuare una politica straordinaria per rilanciare lo sviluppo basato essenzialmente su due fattori:
– riformare radicalmente la Regione;
– spendere bene e velocemente le risorse a disposizione.
IL PRINCIPIO CHE CHIEDIAMO VENGA POSTO ALLA BASE DELLA NUOVA POLITICA E’ CHE LA REGIONE, E GLI ENTI COLLEGATI, COSTINO MOLTO MENO E GARANTISCANO CONTESTUALMENTE STANDARD DI EFFICIENZA E PRODUTTIVITA’ MOLTO PIU’ ELEVATI.
I prossimi cinque anni dovranno, innanzi tutto, imprimere una forte accelerazione al processo di ricostruzione dell’Aquila e dei centri colpiti dal sisma del 2009: una condizione indispensabile per far ripartire l’intera economia regionale, su cui grava la ferita di una ricostruzione ancora largamente da completare.
Il tema della ricostruzione ci sollecita a chiedere di mettere al centro delle politiche di programmazione regionale un uso più razionale del territorio, superando la cultura del consumo illimitato fatta sin qui, poiché si tratta di una risorsa preziosa e niente affatto inesauribile. Chiediamo perciò di procedere, soprattutto nel campo dell’edilizia, al potenziamento delle politiche di ristrutturazione degli edifici, rendendoli sempre più intelligenti ed efficienti dal punto di vista energetico, e di puntare sempre meno sulle nuove costruzioni. In questo ambito integrando magari gli incentivi previsti dalla legislazione nazionale sulle ristrutturazioni.
Va rilanciato, poi, il tema delle aree interne: parchi, beni storico-architettonici e turismo montano devono rientrare nell’agenda delle priorità del nostro Abruzzo, attraverso politiche mirate di promozione e sostegno. Va rilanciato il tema dello sviluppo legato ai parchi e alle aree protette che fanno dell’Abruzzo un’anomalia positiva del nostro Paese (regione con la più alta percentuale di territorio tutelato d’Italia). Anche per questo vanno potenziate e ulteriormente sviluppate le grandi opportunità di attrazione turistica e di produzione di ricchezza del più importante bacino sciistico d’Italia dopo le Alpi. Parlando di aree protette, va attivato rapidamente il “Parco della Costa Teatina”, altro elemento fondamentale per il rilancio turistico della regione.
In questo ambito, ancora, occorre dare rapida attuazione ai progetti per il rilancio delle “aree di crisi” (Marsica/Val Sangro – Valle Peligna – Val Pescara – Val Sinello – ValVibrata) impegnando e spendendo le risorse messe a disposizione.
L’Abruzzo va dotato di un’area metropolitana in grado di competere con più efficacia con le grandi città dell’Adriatico: in questa direzione, sono da sostenere e valorizzare i progetti legati alla “Grande Pescara”, che ne farebbero la più grande ed importante città dell’Adriatico dopo Bari e Venezia, ed insieme un polo di sviluppo e di crescita molto importante per l’intera regione. Non è un caso che tutte le politiche europee individuino nelle aree urbane il più potente motore di crescita dell’economia nei prossimi anni. In questo ambito occorre dare piena attuazione ai progetti per la realizzazione delle “smart city”.
Bisogna rilanciare le politiche per lo sviluppo della “manifattura” e per l’attrazione di nuovi investimenti. L’Abruzzo è la prima regione europea per percentuale di ricchezza prodotta dall’industria: questa caratteristica va esaltata e difesa con politiche e azioni che favoriscano la permanenza dei grandi gruppi industriali sul nostro territorio. In questo ambito vanno rapidamente completate le opere di collegamento viario in Val di Sangro e sostenuto il progetto per la creazione del “Campus Automotive”.
Il giudizio su questi 5 anni di governo Chiodi è contenuto nella relazione che il presidente Italo Lupo ha illustrato nella nostra assemblea elettiva tenuta a Pescara il 6 ottobre 2013. In estrema sintesi, possiamo confermare l’idea che “la Giunta regionale, pur avendo messo in campo azioni e iniziative positive, non ha centrato quelli che erano gli obiettivi strategici per il rilancio dello sviluppo della regione. Cioè fare dell’Abruzzo una regione moderna, efficiente, dialogante con altri territori e regioni, capace di attrarre nuovi investimenti, vicina a imprese e cittadini”.
Un punto per noi prioritario e fondamentale riguarda le tasse, e in particolare le addizionali Irap e Irpef che imprese e famiglie pagano in Abruzzo per coprire il deficit della sanità. Si tratta di somme molto rilevanti – circa 130 milioni di euro l’anno – sottratte direttamente dalle tasche dei contribuenti e che continuano a deprimere il già asfittico mercato interno regionale. Su questo piano non devono esserci più alibi. Dopo un primo significativo atto della Giunta Regionale che ha ridotto di circa 1/3 (valore 40 milioni di euro) le addizionali nel 2012, nel 2013 si è registrato uno stop che proseguirà anche nel 2014; così, si finisce per gettare seri dubbi sulla validità del piano di rientro dal debito sanitario con la conseguenza di ricollocare la nostra tra le sei Regioni con la pressione fiscale più alta d’Italia. Ciononostante riconosciamo alla Giunta regionale di aver svolto un lavoro molto importante nel ridurre il debito sanitario e portare i conti sostanzialmente in pareggio.
Tra le misure da adottare, proponiamo la predisposizione di un nuovo piano sanitario regionale che indichi, tra gli altri, l’obiettivo di creare un’unica Asl regionale.
Per avere un’idea degli importi di cui stiamo parlando, a proposito del prelievo fiscale, basta dire che l’ammontare complessivo delle addizionali negli anni 2007/2013 è stato di oltre 800 milioni di euro: una cifra che si avvicina al totale delle risorse che l’Abruzzo ha avuto a disposizione attraverso i fondi Fas e quelli europei nello stesso periodo. Con la differenza che mentre i primi sono stati già tolti ai contribuenti e incamerati dal Fisco, per i secondi buona parte deve essere ancora spesa.
L’abbassamento delle tasse è uno dei fattori decisivi per la ripresa dello sviluppo. Così come è fondamentale l’eliminazione di accise su benzina, luce e gas che vengono prelevate dalle tasche di cittadini e imprese per far fronte ai costi inarrestabili della vorace macchina regionale.
Pur trattandosi di ambiti diversi, il nuovo governo regionale dovrà esercitare una forte pressione politica anche sui comuni, affinché si arrivi a una consistente riduzione di IMU (da quest’anno IUC E TASI) e TARES (da quest’anno TARI): imposte aumentate rispetto alle vecchie ICI e TARSU del 100% e, in alcuni casi, del 300% per le imprese nel 2013.
Analogamente, andranno radicalmente cambiate le regole di spesa per i nuovi fondi della programmazione comunitaria e nazionale 2014/2020, non solo dando priorità a pochi e selezionati interventi (per esempio nelle azioni che pure indichiamo in questa nota) ma soprattutto velocizzando enormemente i tempi della spesa. Dobbiamo evitare infatti quello che è successo nell’ultima programmazione. Per i fondi Fas, alla fine del 2013 la spesa effettiva non arrivava al 10% del totale. I nuovi fondi invece, proprio per avere un effetto-rilancio dell’economia, dovranno essere impegnati e spesi in tempi molto rapidi. In attesa di riavere risorse regionali da impegnare, questo può essere un elemento decisivo per far uscire l’Abruzzo dalla crisi devastante in cui si trova.
Altri temi prioritari sono energia, rifiuti e acqua.
Per l’energia, obiettivo principale è abbassarne il costo, in modo da collocarci alla pari delle imprese che operano nelle altre regioni; e, per quanto riguarda l’Italia, a quello degli altri paesi europei. Su questo aspetto bisogna proseguire con decisione e determinazione sulla strada dell’efficientamento energetico e del potenziamento delle “rinnovabili” puntando su solare termico, fotovoltaico ed eolico: modi puliti di produrre energia su cui, in Abruzzo, si sono create troppe resistenze strumentali.
Per i rifiuti bisogna potenziare la raccolta differenziata e introdurre tecnologie innovative, in modo da ridurne il conferimento nelle discariche. E occorre eliminare la tassazione per le imprese che producono rifiuti speciali e che provvedono direttamente e a proprie spese a smaltirli.
Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, occorre superare un sistema, come quello attuale, che produce sprechi e inefficienze giganteschi (come la perdita nelle reti di distribuzione che tocca in alcuni casi il 70%) con costi ribaltati interamente sugli utenti, siano essi cittadini o imprese. Bisogna passare perciò a forme organizzative più efficienti nella gestione e nella distribuzione, mantenendo pubblica la proprietà della risorsa e le politiche di tariffazione che devono diventare più convenienti a mano a mano che si realizzano le efficienze programmate. Per questo crediamo occorra creare una società unica regionale. Infine, anche alla luce di quanto sta emergendo in questi giorni, occorre potenziare i controlli evitando qualsiasi rischio per la salute dei cittadini.
La difficoltà di accesso al credito continua a rappresentare uno dei problemi principali per le imprese (nei primi 9 mesi del 2013 c’è stata in Abruzzo una contrazione del credito di 624 milioni di euro) E’ anche il settore in cui la Giunta Regionale ha realizzato le iniziative migliori. Bisogna proseguire in questa direzione, confermando gli interventi importanti per la patrimonializzazione dei confidi nell’ambito della programmazione 2014-2020 dei fondi comunitari e di quelli per la coesione e lo sviluppo (Fsc). Nella situazione di crisi attuale è l’unica strada per far riaprire i rubinetti delle banche verso il sistema produttivo.
Bisogna proseguire con decisione anche sulle politiche di sviluppo legate ai poli di innovazione e alle reti d’impresa, aspetti questi su cui abbiamo espresso e continuiamo ad esprimere un giudizio positivo. Bisognerà in futuro premiare quelli efficienti che producono vera utilità per le imprese socie. L’innovazione e l’internazionalizzazione non sono mai stati così determinanti per la sopravvivenza e il successo di un’azienda. I mercati cambiano rapidamente e cresce la competizione da parte delle economie emergenti. E’ noto che intraprendere un percorso di ricerca e sviluppo per trasformare in realtà le idee innovative e allargarsi su nuovi mercati è più difficile per le microimprese di quanto non lo sia per le aziende di medie e grandi dimensioni. Queste, infatti non hanno a disposizione le risorse economiche e le competenze interne necessarie per centrare questi obiettivi. Bisogna perciò costruire, con la Regione, un percorso grazie al quale le micro e piccole imprese possano fruire e beneficiare dei processi di innovazione e ricerca e affacciarsi con successo su nuovi mercati, prevedendo un’azione integrata con quelle svolte dai poli di innovazione, dalle agenzie delle Camere di commercio e dalle altre agenzie di sviluppo. In questo contesto si potrebbe prevedere un ruolo anche delle associazioni di categoria che contribuirebbero ad aumentare la competitività dei sistemi territoriali.
La semplificazione amministrativa, che oggi resta un miraggio, è la madre di tutte le battaglie, perché nuove complicazioni hanno sempre vanificato i tentativi di snellimento delle procedure. Il problema è assumere, come centrali, le esigenze di cittadini e imprese, rovesciando un funzionamento della macchina burocratica modellato solo sulle esigenze del personale (inamovibilità dei dirigenti e dei dipendenti, promozioni delle carriere fondate solo sull’anzianità e non sul merito). L’efficienza del sistema va misurata, in modo certo e verificabile, sulla base del rapporto tra obiettivi fissati e risultati ottenuti. Bisogna poi introdurre forti livelli di modernizzazione attraverso la digitalizzazione della Pubblica amministrazione: tutti gli atti devono poter essere reperiti online, imprese e cittadini devono impiegare pochi minuti per compiere adempimenti che oggi richiedono settimane, talvolta mesi se non addirittura anni. Con il risultato di mettere in fuga chi ancora oggi abbia voglia di fare o investire nella nostra Regione.
Sosteniamo da tempo, poi, che occorre introdurre nei bandi che la Regione emana per destinare risorse alle varie attività delle imprese, un principio di “reciprocità”. E cioè l’ente pubblico deve avere a disposizione lo stesso tempo richiesto alle imprese per partecipare al bando, per l’espletamento di tutti gli atti e la pubblicazione delle graduatorie. Non vogliamo più assistere alla vanificazione di iniziative, anche importanti, solo perché dalla chiusura del bando alla erogazione dei fondi alle imprese passano mesi e mesi, se non addirittura anni. Con la conseguenza che quando le risorse vengono messe realmente a disposizione forse non esistono più l’impresa o l’investimento da fare.
Sul capitolo Infrastrutture, se vogliamo che l’Abruzzo diventi più attrattivo, e le nostre imprese più competitive, abbiamo bisogno di un territorio che sia facile da raggiungere. Da nord e da sud, da est come da ovest. Stiamo discutendo da tempo su questo tema e sull’assenza del corridoio adriatico dalle reti europee TEN-T (quello Baltico-Adriatico si ferma a Ravenna e quello Helsinki-La Valletta ad Ancona). Siamo convinti che un pezzo importante del nostro futuro si giocherà all’interno della strategia della macroregione adriatico-jonica, facendo diventare l’Abruzzo una delle principali porte d’accesso verso i Balcani. In questo ambito è determinante che la Regione operi scelte precise sulle infrastrutture strategiche, che preveda il rilancio dell’aeroporto d’Abruzzo, e un piano portuale regionale dove siano indicate le specializzazioni (commerciale e passeggeri) partendo dal porto di Ortona e dal Porto di Pescara. Bisogna dare piena funzionalità all’interporto di Manoppello realizzando i collegamenti viari e ferroviari. L’apertura dl casello autostradale di Manoppello è un primo passo importante. Bisogna mettere in funzione gli autoporti, condizionando qualunque nuovo impiego di risorse, al fatto che ci siano soggetti, preferibilmente privati, disponibili a gestirli. Infine, tra le infrastrutture “immateriali” è di fondamentale importanza completare l’estensione della banda larga a tutto il territorio regionale con particolare riferimento alle aree con importanti insediamenti produttivi.
Va confermato il blocco delle aperture della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) visto il primato nazionale di concentrazione detenuto dalla nostra regione.
Per quanto riguarda le società operative della Regione (partecipate e controllate) va operata una vera e propria rivoluzione, verificando innanzi tutto la loro utilità e la loro capacità di assistenza e servizio alle imprese. Fatto questo, occorre poi procedere a una riforma che si fondi sull’accorpamento o la fusione di società che operano nello stesso campo (come nei trasporti, con Arpa, Gtm e Sangritana; o nell’area dello sviluppo economico con Fira e Abruzzo Sviluppo; o ancora nella ricerca); sulla nomina ai vertici di manager e consigli di amministrazione di provata capacità e competenza; sull’apertura a soggetti privati. In questo ambito si inserisce la predisposizione di una vera e propria riforma del “trasporto pubblico locale” basata sull’eliminazione degli sprechi e su un servizio che sia veramente a misura degli utenti, soprattutto delle aree interne.
Costi della politica. La Regione, oltre a costare di meno, dovrà improntare la sua azione a un principio inderogabile di sobrietà. Siamo dunque per una decisa riduzione delle indennità percepite dagli organi istituzionali, per l’eliminazione di quegli odiosi privilegi (come i doppi vitalizi) che tanto hanno contribuito ad allontanare i cittadini dalla politica. Vanno inoltre ridotte drasticamente le auto blu e grigie, regolamentato il regime dei rimborsi ai componenti degli organi istituzionali (anche alla luce delle recenti inchieste), eliminate tutte le indennità aggiuntive di qualsiasi titolo e natura. Anche alla luce degli episodi verificatisi nel corso della legislatura va portata avanti una azione forte, decisa e coordinata contro la corruzione.
In definitiva tutte le nostre proposte sulla riorganizzazione della macchina regionale e le politiche per lo sviluppo devono tener conto, in primo luogo, della dimensione delle imprese che operano nel territorio. Le microimprese non rappresentano solo il 97% del totale, ma danno lavoro a oltre il 50% degli occupati e producono la maggior parte della ricchezza regionale. Perciò sono quelle che hanno bisogno di più della semplificazione amministrativa, di risorse e azioni specifiche per la ricerca e l’innovazione, per l’assistenza all’export, di formazione manageriale, di confidi che le aiutino ad avere credito a condizioni accettabili. Sono quelle per cui l’Europa, qualche anno fa, ha varato lo Small Business Act (SBA) la cui principale regola ispiratrice è quella che tutta l’azione della pubblica amministrazione e dei decisori istituzionali debba essere improntata a facilitare le imprese di minori dimensioni, proprio perché sono quelle che hanno maggiori svantaggi e difficoltà ad essere competitive. In questo contesto, proponiamo di rilanciare alcune azioni contenute nella legge-quadro per l’Artigianato e che riguardano l’aiuto allo start up e la trasmissione d’impresa, iniziative molto importanti finora inattuate.
Formazione e capacità imprenditoriale. Gli imprenditori rappresentano la chiave per creare occupazione e dare slancio alla crescita e alla competitività dell’economia regionale, anche negli anni a venire. Per questo una delle priorità dell’UE è quella di suscitare nei giovani il desiderio di diventare imprenditori. Oggi, più che mai, l’accesso alla conoscenza e alle informazioni aggiornate sono fondamentali per la competitività dell’Abruzzo e per creare lavoro. Diventa strategico quindi investire nel capitale umano, fattore decisivo per superare la crisi e garantire futuro alle imprese. la Regione deve orientare le ingenti disponibilità finanziarie nel campo della formazione al sostegno di queste finalità. Nell’attuazione degli interventi formativi va data priorità; allo snellimento e alla semplificazione delle procedure; ad una maggiore integrazione tra politiche della formazione e politiche attive del lavoro; alla qualità della formazione che deve essere sempre più personalizzata e flessibile; alla formazione manageriale degli imprenditori; all’orientamento formativo derivante dai fabbisogni professionali rilevati. In questo contesto va assegnata grande importanza alle esperienze formative realizzate all’interno delle aziende favorendo l’inserimento di giovani attraverso lo strumento della Bottega Scuola e dell’apprendistato. Infine, è necessario predisporre il repertorio regionale dei profili e delle qualifiche professionali che permetterebbe di creare un raccordo decisivo e strutturale con il mondo della scuola e il mondo del lavoro. La Regione deve inoltre recepire le direttive comunitarie sui requisiti professionali in modo da permettere l’attivazione di percorsi formativi per qualifiche specifiche.