Durante le operazioni di scrutinio per le elezioni regionali il sito messo a disposizione dalla Regione Abruzzo è andato in tilt. Le cause possono essere state diverse (carente dimensionamento del carico utenti, vulnerabilità agli attacchi hacker, scarsa cura nello sviluppo e nel test dell’applicazione) ma non sono state accertate. Qualunque esse siano rimane l’ennesima figuraccia della giunta uscente e l’ennesima gestione poco trasparente di un servizio gestito non si sa bene da chi.
A differenza della regione Piemonte che, avvalendosi del servizio offerto dal Ministero dell’interno (Pagine realizzate a cura dell’Ufficio IV – Servizi Informatici Elettorali), è riuscita a proiettare i risultati con assoluto tempismo, la regione Abruzzo si è assunta direttamente la responsabilità di progettare e realizzare un sistema informativo che fornisse le stesse funzioni del sistema che da anni viene offerto direttamente dal ministero degli interni. Dopo il clamoroso flop in fase di scrutinio, la stampa ha subito imputato le responsabilità del disservizio alla ARIT, azienda per l’informatica e le telecomunicazioni della regione Abruzzo, ma la stessa azienda ha smentito queste accuse con una nota del direttore Generale che non solo si è dichiarato estraneo ai fatti ma ha precisato che “l’ARIT non è stata incaricata della progettazione e realizzazione del sistema informativo in oggetto le cui attività sono state svolte direttamente dalla Regione Abruzzo.” Un incarico commissionato a terze parti di cui non si conosce l’identità.
Premesso che un sistema informativo di tale portata ha diversi costi (analisi, sviluppo, test, acquisto dell’hardware, acquisto delle licenze, implementazione delle integrazioni sia col sito della regione che col sito del ministero, collegamento alla rete e messa in sicurezza dei collegamenti e degli accessi, personale amministrativo), considerato inoltre che, mentre un ministero utilizza questo tipo di applicazioni con una certa frequenza, una regione ne fa uso una volta ogni cinque anni, ci siamo posti alcune domande
1) Quali ragionamenti in termini di costi benefici hanno condotto la regione Abruzzo a scegliere, diversamente dal Piemonte, di portare al suo interno un servizio che può essere erogato dal ministero? In altri termini: quanto è costato ai cittadini l’implementazione del sito e dell’applicazione di raccolta dati creata appositamente per queste elezioni al posto del servizio offerto dal ministero degli interni? Quali interessi nascondeva la giunta uscente con questa imbarazzante operazione?
2) Se l’obiettivo era promuovere la tecnologia e lo sviluppo informatico della regione utilizzando personale del territorio, perché si è dato l’appalto a terzi senza usufruire dei servizi della esistente ARIT, struttura regionale, nata con lo scopo di assicurare un supporto operativo in materia informatica, telematica e di comunicazione?
3) Perché nonostante i vistosi difetti applicativi (sito vulnerabile, lento e poco user friendly, cioè poco fruibile dagli utenti) e la carenza dei dati esposti (ad oggi il sito ancora non riporta dati coerenti rispetto alle rilevazioni fatte sulle sezioni, tanto che su alcuni candidati i risultati ballano di circa 100 preferenze), nessuno si è assunto la responsabilità di queste problematiche? Chi risarcirà la regione e quindi i cittadini del mancato servizio?
SEL si fa portavoce di questa denuncia nella speranza che la nuova giunta possa fare chiarezza sulle responsabilità dell’accaduto e cerchi di ottenere un doveroso risarcimento. Soprattutto ci auspichiamo che l’umiliante episodio per l’immagine della nostra regione, non cada nel silenzio perché se l’Abruzzo vuole incamminarsi sulla strada del progresso informatico e tecnologico, deve prima di tutto comprendere quali siano stati gli errori del passato per evitarli in futuro.
Katia Di Francescantonio – (già candidata alle elezioni regionali, circolo SEL Castellalto)