“STORIA DELL’ALPINISMO IN ABRUZZO” (Ricerche&Redazioni) di STEFANO ARDITO al C.A.I. ROMA, con PIERLUIGI BINI, SILVIO JOVANE, LUCA GRAZZINI e GERMANA MAIOLATESI
Venerdì 6 giugno, dalle ore 19, nella Sede della Sezione di Roma del Club Alpino Italiano, in Via Galvani 10, si terrà la presentazione del nuovo libro di Stefano Ardito dal titlo “Storia dell’alpinismo in Abruzzo”.
All’evento, insieme all’autore del volume, interverranno alcuni tra gli alpinisti che hanno fatto la storia dell’alpinismo: Pierluigi Bini, Silvio Jovane, Luca Grazzini, Germana Maiolatesi.
Il libro ripercorre per la prima volta i quasi 450 anni di storia delle esplorazioni compiute sulle montagne abruzzesi, e lo fa con uno stile di grande impatto ed efficacia narrativa.
Il libro ripercorre per la prima volta i quasi 450 anni di storia delle esplorazioni compiute sulle montagne abruzzesi, e lo fa con uno stile di grande impatto ed efficacia narrativa.
Stefano Ardito, giova ricordarlo, è una delle firme più note e autorevoli del giornalismo di montagna e di viaggi italiano.
Ben 328 pagine di storie straordinarie e riccamente illustrate, per un libro pubblicato con il Patrocinio di: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Nazionale della Majella, Parco Naturale Regionale Sirente Velino, CAI Abruzzo, CAI Lazio e CAI Marche.
Ben 328 pagine di storie straordinarie e riccamente illustrate, per un libro pubblicato con il Patrocinio di: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Nazionale della Majella, Parco Naturale Regionale Sirente Velino, CAI Abruzzo, CAI Lazio e CAI Marche.
Dall’Introduzione al volume:
“Una storia di uomini e montagne.
Da quando l’uomo frequenta per passione le montagne, solo un piccolo numero di vette e di alpinisti è diventato famoso. Walter Bonatti e le sue avventure sul Monte Bianco. Edmund Hillary, Tenzing e la prima ascensione dell’Everest. Le galoppate di Emilio Comici sulle Dolomiti, e di quelle recenti di “Manolo” Zanolla.
Anche Reinhold Messner, l’alpinista più noto di sempre, ha compiuto in gioventù delle straordinarie arrampicate. Ma è diventato celebre solo vent’anni più tardi, grazie ai suoi exploit in Himalaya.
L’elenco delle cime più belle e famose della Terra, oltre ai giganti delle Alpi occidentali (il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino) comprende le Torri del Vajolet, le Tre Cime, il Sassolungo e altre crode delle Dolomiti, e poi vette sparse nel resto del mondo. L’Everest, il Nanga Parbat, il K2 e l’Annapurna nell’alta Asia. Il Mc Kinley in Alaska. Il Cerro Torre e il Fitzroy in Patagonia, l’Alpamayo e lo Jirishanca in Perù.
In un elenco di popoli di montagna non possono mancare gli Sherpa del Nepal, gli Hunza e i Baltì del Pakistan, i popoli indigeni delle Ande. Nel cuore dell’Europa vivono Vallesani e Trentini, Valtellinesi e Tirolesi, Carinziani e Valdostani.
Anche nel cuore della Penisola c’è una terra di grandi e spettacolari montagne. A rendere l’Abruzzo famoso in Italia e in Europa sono l’orso marsicano e il camoscio, le fioriture e le faggete, gli eremi di Fra’ Pietro da Morrone e le torri di Rocca Calascio. La natura e la civiltà di questa terra, però, non sarebbero quelle che sono senza le vette che ne formano l’ossatura.
La mole del Corno Grande e le torri del Corno Piccolo. Il Velino che si lascia vedere da Roma e il Sirente con la sua sconfinata parete. La Majella con i suoi canyon calcarei e la Laga con i suoi fossi di arenaria. Il Marsicano, il Petroso e la Meta che sorvegliano le valli più ricche di fauna d’Italia.
Come tante montagne del mondo, le terre alte d’Abruzzo sono popolate da millenni. Ma questo libro non parla di briganti o pastori, di botanici e lupari, di sacerdoti pagani o di Santi. La storia che ho scelto di raccontare inizia nel 1573, quando Francesco De Marchi, un ingegnere militare di Bologna, compie insieme a cinque compagni la prima salita del “Corno Monte”. E si conclude con il 2013, un anno ricco di vie nuove su roccia, di belle ascensioni su ghiaccio, di exploit di arrampicata sportiva.
È una storia poco conosciuta e avvincente, fatta di desideri e speranze, di vittorie e di drammi, e in qualche caso di morte. Una storia che a volte si legge come un romanzo d’avventura, e costringe in altri momenti chi l’ha scritta a stilare degli elenchi noiosi. Una storia che include exploit di livello europeo, e altre salite decisamente più ruspanti. Un racconto nel quale, come in tutte le storie, è necessario fare dei distinguo e dei confronti.
Il racconto dell’alpinismo in Abruzzo vede sfilare personaggi arrivati da lontano come Francesco De Marchi e Douglas Freshfield, Aldo Bonacossa e Giusto Gervasutti, Tone Valeruz e Bertrand Lemaire. Ma ad animarlo, com’è giusto, sono soprattutto alpinisti dell’Italia centrale. Antonio Giancola e Andrea Bafile, Paolo Consiglio e Gigi Mario, Pierluigi Bini e Giampiero Di Federico, Tiziano Cantalamessa e Paolo Caruso. E via via fino ad Andrea Di Donato, la odierna star del Gran Sasso verticale.
È un libro che spero piacerà agli alpinisti, perché ci troveranno la loro passione e i loro luoghi. Che potrebbe essere utile ad altri storici, in futuro, perché contiene molto materiale inedito. Ma che vorrebbe esser letto anche dagli Abruzzesi “tranquilli”, che vedono ogni giorno le alte vette da casa. E dagli appassionati di neve, di natura e di roccia che arrivano dalle regioni vicine o da luoghi molto più lontani.
Un libro – e lo dico senza alcuna polemica – che spero possa essere utile a chi amministra l’Abruzzo e i suoi magnifici Parchi nazionali e regionali. Le vette, le pareti, e i loro quattro secoli e mezzo di avventure di cui sono state testimoni sono un patrimonio di questa magnifica terra. E di chi la abita.
Da quando l’uomo frequenta per passione le montagne, solo un piccolo numero di vette e di alpinisti è diventato famoso. Walter Bonatti e le sue avventure sul Monte Bianco. Edmund Hillary, Tenzing e la prima ascensione dell’Everest. Le galoppate di Emilio Comici sulle Dolomiti, e di quelle recenti di “Manolo” Zanolla.
Anche Reinhold Messner, l’alpinista più noto di sempre, ha compiuto in gioventù delle straordinarie arrampicate. Ma è diventato celebre solo vent’anni più tardi, grazie ai suoi exploit in Himalaya.
L’elenco delle cime più belle e famose della Terra, oltre ai giganti delle Alpi occidentali (il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino) comprende le Torri del Vajolet, le Tre Cime, il Sassolungo e altre crode delle Dolomiti, e poi vette sparse nel resto del mondo. L’Everest, il Nanga Parbat, il K2 e l’Annapurna nell’alta Asia. Il Mc Kinley in Alaska. Il Cerro Torre e il Fitzroy in Patagonia, l’Alpamayo e lo Jirishanca in Perù.
In un elenco di popoli di montagna non possono mancare gli Sherpa del Nepal, gli Hunza e i Baltì del Pakistan, i popoli indigeni delle Ande. Nel cuore dell’Europa vivono Vallesani e Trentini, Valtellinesi e Tirolesi, Carinziani e Valdostani.
Anche nel cuore della Penisola c’è una terra di grandi e spettacolari montagne. A rendere l’Abruzzo famoso in Italia e in Europa sono l’orso marsicano e il camoscio, le fioriture e le faggete, gli eremi di Fra’ Pietro da Morrone e le torri di Rocca Calascio. La natura e la civiltà di questa terra, però, non sarebbero quelle che sono senza le vette che ne formano l’ossatura.
La mole del Corno Grande e le torri del Corno Piccolo. Il Velino che si lascia vedere da Roma e il Sirente con la sua sconfinata parete. La Majella con i suoi canyon calcarei e la Laga con i suoi fossi di arenaria. Il Marsicano, il Petroso e la Meta che sorvegliano le valli più ricche di fauna d’Italia.
Come tante montagne del mondo, le terre alte d’Abruzzo sono popolate da millenni. Ma questo libro non parla di briganti o pastori, di botanici e lupari, di sacerdoti pagani o di Santi. La storia che ho scelto di raccontare inizia nel 1573, quando Francesco De Marchi, un ingegnere militare di Bologna, compie insieme a cinque compagni la prima salita del “Corno Monte”. E si conclude con il 2013, un anno ricco di vie nuove su roccia, di belle ascensioni su ghiaccio, di exploit di arrampicata sportiva.
È una storia poco conosciuta e avvincente, fatta di desideri e speranze, di vittorie e di drammi, e in qualche caso di morte. Una storia che a volte si legge come un romanzo d’avventura, e costringe in altri momenti chi l’ha scritta a stilare degli elenchi noiosi. Una storia che include exploit di livello europeo, e altre salite decisamente più ruspanti. Un racconto nel quale, come in tutte le storie, è necessario fare dei distinguo e dei confronti.
Il racconto dell’alpinismo in Abruzzo vede sfilare personaggi arrivati da lontano come Francesco De Marchi e Douglas Freshfield, Aldo Bonacossa e Giusto Gervasutti, Tone Valeruz e Bertrand Lemaire. Ma ad animarlo, com’è giusto, sono soprattutto alpinisti dell’Italia centrale. Antonio Giancola e Andrea Bafile, Paolo Consiglio e Gigi Mario, Pierluigi Bini e Giampiero Di Federico, Tiziano Cantalamessa e Paolo Caruso. E via via fino ad Andrea Di Donato, la odierna star del Gran Sasso verticale.
È un libro che spero piacerà agli alpinisti, perché ci troveranno la loro passione e i loro luoghi. Che potrebbe essere utile ad altri storici, in futuro, perché contiene molto materiale inedito. Ma che vorrebbe esser letto anche dagli Abruzzesi “tranquilli”, che vedono ogni giorno le alte vette da casa. E dagli appassionati di neve, di natura e di roccia che arrivano dalle regioni vicine o da luoghi molto più lontani.
Un libro – e lo dico senza alcuna polemica – che spero possa essere utile a chi amministra l’Abruzzo e i suoi magnifici Parchi nazionali e regionali. Le vette, le pareti, e i loro quattro secoli e mezzo di avventure di cui sono state testimoni sono un patrimonio di questa magnifica terra. E di chi la abita.
S.A.”
STEFANO ARDITO
STORIA DELL’ALPINISMO IN ABRUZZO
Teramo, Ricerche&Redazioni, 2014
328 pagine riccamente illustrate
ISBN 978-88-88925-66-0
Prezzo: € 25