A MESSA CON PAPA FRANCESCO
di Ottavio Di Stanislao*
Fra gli aspetti di papa Francesco che più hanno destato interesse e stupore c’è sicuramente la disponibilità, da lui stesso indicata come esigenza, di incontrare le persone, di essere “accessibile”. La volontà di restare nella residenza di Santa Marta, le telefonate fatte a semplici persone che gli avevano scritto, la predilezione per gli ultimi, la voglia di incontrare più persone possibile, hanno colpito tutti. Sono aspetti che non attengono semplicemente alla formalità e all’immagine ma che arrivano subito al cuore delle persone. Avevo sentito che ad un numero ristretto di persone era consentito quotidianamente di partecipare alla messa mattutina a Santa Marta.
Avevamo da poco celebrato il trentesimo anniversario del nostro matrimonio. Nell’andare avanti con gli anni diventa più chiaro che quel poco di buono che riusciamo a fare non viene da noi; soprattutto l’amore vicendevole nel corso degli anni non è il prodotto del nostro sforzo, del nostro impegno, ma è dono di Dio. Come sarebbe bello ringraziare il Signore a messa con Papa Francesco! Come fare? Trovai l’indirizzo e-mail di Santa Marta e scrissi senza dire niente a mia moglie, era il I ottobre. Il 4 ottobre ricevetti la risposta dalla segreteria particolare del Santo Padre: recava la data del 2 ottobre: il giorno dopo la mia e-mail! La mattina del 6 dicembre alle 6 e 20 eravamo già nei pressi del colonnato di sinistra in attesa di poter accedere. Faceva freddo, ma noi non ce ne accorgemmo: eravamo entusiasti ed emozionati come ragazzini. Nella residenza di Santa Marta era tutto predisposto per far sentire a proprio agio gli ospiti: un’accoglienza amichevole e cordiale. Quando prendemmo posto nella cappella, eravamo una sessantina, un sacerdote ci chiese se c’era qualcuno che volesse fare le letture, come in una parrocchia qualsiasi. L’omelia del papa, brevissima, circa tre minuti, prese spunto dal brano del vangelo dove viene detto delle grida di coloro che, coperti dalla folla, non riuscendo a vedere Gesù gridavano per farsi sentire. Anche la nostra preghiera deve essere insistente, non dobbiamo farci scrupolo di essere insistenti: la preghiera deve essere insistente e certa. Sicuramente il Signore può esaudire la nostra preghiera e la esaudirà nei tempi e nei modi che non conosciamo. Alla fine della messa, dopo alcuni minuti di raccoglimento, papa Francesco si mise all’ingresso della cappella per salutare ognuno dei partecipanti. Nel clima di amichevole semplicità che si era creato alcuni non riuscivano a trattenersi e lo abbracciavano e lui non si sottraeva ricambiando l’abbraccio. Quando fu il nostro turno, ci inginocchiammo e baciammo la mano di papa Francesco, mia moglie disse “Santità siamo venuti a ringraziare il Signore per i trenta anni del nostro matrimonio … abbiamo tre figli … Santità benedica i nostri figli”; papa Francesco disse: “benedico voi e i vostri figli”. Io aggiunsi: “Ci siamo incontrati quando studiavamo all’università; in quegli anni abbiamo avuto la Grazia di conoscere don Giacomo Tantardini … Santità da quando Lei è stato eletto don Giacomo è di nuovo presente”. Il volto di papa Francesco si illuminò in un lieve sorriso: “conoscevo, conoscevo bene don Giacomo …”. A quel punto noi eravamo presi dall’emozione, papa Francesco ci rincuorò prendendoci le mani e il suo sorriso era più eloquente di tutte le parole del mondo. L’espressione che meglio descrive la sensazione di quei momenti è la parola benessere, nel senso proprio di stare bene. Dopo aver ringraziato papa Francesco per averci concesso quella occasione straordinaria ci congedammo. Siamo stati felicissimi di aver potuto salutare direttamente questo papa che ci ricorda tanto il nostro grande amico don Giacomo, che propone il cristianesimo semplice e misericordioso che si diffonde per attrazione, per iniziativa divina e non per proselitismo.
*già pubblicato sul giornalino dell’odierna festa del 2014.