Martedì 26 agosto alle ore 18,00 presso la sala Consiliare del Comune di Civitella del Tronto, ad un anno esatto dalla sua morte, ci sarà la presentazione del volume di Gaetano Ronchi dedicato agli accadimenti storici che hanno visto come protagonista la città di Civitella del Tronto e il fenomeno del brigantaggio.
Il volume, fortemente voluto dal figlio di Gaetano Ronchi, Gaetano Luca e dalla famiglia, svela un lavoro certosino su un tema molto importante per le vicende urbane della città teramana che l’autore ha svolto per molti anni.
Oscar Buonamano, il direttore editoriale di Carsa Edizioni che ha pubblicato il libro coordinerà i lavori del pomeriggio.
Dopo il saluto di benvenuto del sindaco della città Cristina Di Pietro, ci sarà un breve intervento di Gaetano Luca Ronchi che spiegherà le ragioni per cui questo libro ha visto la luce. A presentare il volume uno dei più apprezzati e bravi storici d’Abruzzo, il prof. Costantino Felice che insegna Storia economica all’Università “G.d’Annunzio”.
Un breve estratto dalla premessa al volume, firmato da Gaetano Luca Ronchi.
«Gaetano Ronchi […] amava Civitella in maniera morbosa, al punto che i suoi ultimi pensieri sono andati alla sua “Civitas Fidelissima” e al lavoro che vede oggi le stampe – il suo personale ed ennesimo omaggio a Civitella – esortandoci a non disperdere quell’attenta ricerca, condotta per lunghi anni negli Archivi di Stato, in particolare in quello di Teramo, ove aveva attinto la maggior parte delle notizie dal carteggio sulle “Indagini relative all’ingresso dei briganti in Civitella del Tronto il 25 maggio 1809”, in quelli parrocchiali e nelle biblioteche.
Abbiamo raccolto quell’invito, inizialmente con un sentimento di soggezione, tanto era il rigore con il quale lui era solito avvicinarsi alle fonti. Lo abbiamo fatto non solo per evitare di mandare dissipato – come lui ci chiedeva – il racconto di uno spaccato di un fenomeno sociale, politico ed economico, a cui venne dato il nome di “Brigantaggio” e che ancor oggi deve ridestarsi dalla cortina dell’oblio che per “carità di patria” si era voluto stendere su di esso, ma per sentire meno il peso dell’assenza di un uomo colto e rigoroso, pieno di attenzioni verso i propri cari, verso gli amici e colleghi.
[…] Un lavoro che abbiamo condotto senza in alcun modo “manipolare” la ricerca storica, nella consapevolezza di non voler alterare il pensiero originario.
Strada facendo ci siamo resi conto che al resoconto di quegli avvenimenti, inizialmente limitato all’ingresso dei briganti in Civitella il 25 maggio 1809 e in un secondo tempo ampliato con i riferimenti alla feroce repressione messa in atto nei mesi successivi al maggio 1809, mancavano le conclusioni, che purtroppo una malattia improvvisa quanto vigliacca ha impedito a papà di scrivere e che volutamente abbiamo omesso di aggiungere».