Gualdo Tadino. “Il Pianto di Cristo” di Gabriele Maquignaz commuove l’Umbria. Un messaggio di pace dell’artista dalla terra di San Francesco

 

 

 

 

GUALDO TADINO (Perugia) – Il Polo Museale Città di Gualdo Tadino, giovedì 4 settembre ha accolto presso la Chiesa consacrata di San Francesco, la performance dell’artista valdostano Gabriele Maquignaz che per la prima volta, utilizzando una tela di misure monumentali (per un totale di ventuno metri quadrati di superficie), ha eseguito “Il pianto di Cristo”. “L’opera è un grido d’allarme e al contempo un gesto di speranza, in difesa di un mondo che non può soccombere alla guerra”, spiega Catia Monacelli, direttore del Polo Museale Città di Gualdo Tadino, che ne ha coordinato il progetto, “e parte, non a caso, da una chiesa francescana e da una terra di pace quale l’Umbria”.

 

L’istallazione, dagli apparenti tratti naif, è una sorta di sinopia del volto di Cristo che emerge dalla bianca e gigante tela che campeggia all’interno della Chiesa ad unica navata. Accompagnato dalle note di oboe e violino, l’artista è intervenuto sull’opera in diretta, alla presenza di un numeroso pubblico, innalzandosi con uno speciale supporto di fronte al volto sacro e attraverso un processo di profonda immedesimazione, ha colato dagli occhi uno smalto rosso, simbolo della sofferenza e del sangue di Cristo che torna a versarsi per questa umanità dolente.

 

Maurizia Tazartes, nota storica e critica dell’arte, spiega: “Maquignaz, come l’iconografo, invia un messaggio al mondo. Parla dal vivo con le lacrime. Invita alla pace, alla fede, alla speranza e alla solidarietà. Consola chi subisce ingiustizie ed è perseguitato. Rompe il silenzio colpevole dei potenti. Osservando il Pianto di Cristo vengono in mente le antiche Croci dipinte medievali. Quelle grandi Croci in legno massiccio, diffuse in Toscana ed Umbria dal XII al XIV secolo. Il Pianto di Cristo però è un’opera contemporanea, nata e concepita all’alba del XXI secolo. L’autore prescinde dalla storia visiva precedente. Sente, crea, manda i suoi messaggi attraverso l’arte, come fa Munch con il suo Grido. Quando disegna la tela e rovescia barili di colore-lacrime fa un’azione sua, non pensa ai predecessori e alle antiche immagini, ma si congiunge, a suo modo, col divino. Si immedesima nell’azione e lascia la sua impronta come atto religioso e artistico, come hanno fatto prima di lui molti artisti dell’avanguardia novecentesca e come fanno altri artisti dei nostri giorni con espressioni proprie. Ma questa di Maquignaz è senza dubbio di grande originalità, eccezionale sintesi e forte espressività”.

 

Gabriele Maquignaz è figlio d’arte. Suo padre è il noto pittore Aimé Maquignaz, fin da bambino manifesta propensione e talento per la manualità creativa. Il desiderio sempre più intenso di condividere il momento creativo e l’atto fondante dell’opera d’arte, lo spinge sempre di più verso il mondo della performance e dell’istallazione. A seguito, durante la serata, all’interno della manifestazione “Notte al Museo” con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, della Provincia di Perugia e della Regione Umbria, è stata inaugurata alla Rocca Flea la mostra personale dell’artista dal titolo “Codice Maquignaz. Porta della nuova dimensione”. La mostra rimarrà aperta al pubblico per tutto il mese di settembre.