PESCARA – Un aumento vertiginoso tra il 2008 e il 2013, un periodo di
crisi particolarmente violento dell?economia abruzzese, in cui ai
tanti che hanno perduto il lavoro, o che per la prima volta hanno
avviato una attività, deve essere parso un buon investimento. Questa
la fotografia delineata da Aldo Ronci, nel corso dell?odierno forum
organizzato a Pescara dalla Cna sulle prospettive del turistico
abruzzese, sull?incremento delle imprese di alloggio e ristorazione.
«Negli otto anni compresi tra il 2000 e il 2008 – spiega il curatore
della ricerca ? questo particolare settore della nostra economia aveva
segnato un aumento ?fisiologico?, con 1.571 unità in più. Andamento
diverso, invece, nei cinque anni successivi: con una crescita di 2.248
unità; insomma, un incremento di una volta e mezzo di più rispetto
agli anni precedenti».
Ad oggi, così, le imprese del settore sono 9.505, mentre nel 2000
erano 5.686; un aumento, insomma, frutto soprattutto degli ultimi
cinque anni, in cui in valore percentuale sono cresciute del 30,98%,
una cifra superiore al 29,63% nazionale. Ma anche in controtendenza
rispetto al totale delle imprese abruzzesi, che invece sono
decresciute del 2,28% (2,45% media Italia).
A livello provinciale, quanto ad incrementi, vanno meglio Pescara
(+38,41%) e Chieti (+32,51%), che crescono più della media italiana;
mentre Teramo (+27,96%) e L?Aquila (+26,65%) crescono meno. In valore
assoluto, invece, la distribuzione delle imprese di alloggio e
ristorazione abruzzesi vede in testa L?Aquila 2.490 (26%), seguita da
Teramo 2.430 (26%), Chieti 2.466 (26%) e Pescara 2.119 (22%).
Il rapporto tra le imprese di alloggio e ristorazione e il totale
delle imprese in Abruzzo alla fine di dicembre dell?anno scorso era
del 7,34%. Un dato superiore al valore medio nazionale (6,96%) che
colloca la nostra regione al settimo posto nella graduatoria
nazionale, dietro alla Valle D?Aosta (14,02%), al Trentino Alto Adige
(11,41%), alla Liguria (9,86%), al Friuli (8,29%), alla Sardegna (8%)
e al Lazio (7,94%). In questa speciale graduatoria, il rapporto nelle
province dell?Aquila (9,64%) e di Teramo (7,66%) è superiore al valore
medio italiano (6,96%); a Pescara (6,88%) e Chieti (6%) è inferiore.
«Tra il 2008 e il 2013 ? spiega Ronci – la crisi globale ha imposto
cambiamenti drammatici nei rapporti economici creando il più alto
tasso di disoccupazione in Italia e ancora di più in Abruzzo e le
attività ricettive sono diventate il comparto rifugio per la
disoccupazione che incalza in maniera pressante, in altre parole
sembra che il forte incremento delle imprese di alloggio e
ristorazione verificatosi in questo periodo sia più che una scelta
finalizzata alla crescita un rimedio alla necessità di trovare una
diversa occupazione». 2.segue
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