Roma, 21 Ottobre 2014
Il 25 ottobre p.v., presso l’Hotel Minerva a piazza della Minerva a Roma, si terrà il quinto Convegno di Bioeticadal titolo“Di chi sono questi figli? Problematiche della Procreazione medicalmente assistita”.
Un’analisi e un confronto sulle ragioni che negli ultimi anni hanno portato i temi della bioetica sotto i riflettori. Una materia diventata oggetto di attenzione anche da parte dei Governi e dei Parlamenti di molti paesi, nonché di Istituzioni internazionali come il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e quello italiano.
“Anche in Italia occorre favorire un più ampio dibattito nazionale sui temi della bioetica, un dibattito che coinvolga tutta la società civile in ogni sua articolazione, istituzionale e spontanea, come accade già negli USA e in altri paese europei” – sottolinea il Professor Antonio Binni, avvocato e promotore dell’iniziativa per conto della Gran Loggia d’Italia.
La scelta del tema, diverso da quello dei precedenti convegni, appare quanto mai attuale se si ricorda la recente decisione dellaConsulta che ha stabilito che il divieto difecondazione eterologa è incostituzionale, dichiarando l’illegittimità della norma (articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1) che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Questo provvedimento ha creato una situazione di confusione generale anche a causa della disparità di vedute tra Governo e alcune Regioni (come la Toscana).
Secondo i dati che il Ministero della Salute ha presentato al Parlamento nel luglio 2014, si conferma la tendenza a un aumento del numero dei centri privati – 218 nel 2012, erano 185 al 31 gennaio 2009 – e a una diminuzione di quelli pubblici e privati convenzionati– 137 nel 2012, erano 156 al 31 gennaio 2009.
Complessivamente, considerando tutte le tecniche, si ha una lieve flessione del numero delle coppie che vi accedono dell’1,4% (da 73.570 a 72.543), una diminuzione del 2,9% dei cicli eseguiti (da 96.427 a 93.634), un lieve aumento di gravidanze ottenute (da 15.467 a 15.670) e dei nati (da 11.933 a 11.974). Nell’insieme, si tratta di piccole variazioni delle percentuali che configurano una sostanziale invarianza negli anni delle percentuali di successo delle tecniche: il 10,3% di gravidanze rispetto ai cicli iniziati per le tecniche di I livello. Per quelle di secondo e terzo livello, per le procedure da tecniche a fresco, si va dal 19,5% del 2011 al 20% nel 2012 rispetto ai cicli iniziati, e diminuiscono lievemente i nati vivi (8.680 nel 2012 rispetto a 8.734 nel 2011). Aumentano lievemente i parti gemellari, mentre quelli trigemini sono stabili all’1,4%, significativamente superiore all’1,0% della media europea relativa al 2010.
Le procedure di scongelamento e congelamento aumentano per gli embrioni e diminuiscono per gli ovociti. Le gravidanze vanno dal 17,6% nel 2011 al 18,9% nel 2012 rispetto agli scongelamenti da embrioni, e dal 14% nel 2011 al 15,4% nel 2012 rispetto agli scongelamenti da ovociti. Per tutte le tecniche di scongelamento aumenta il numero dei nati vivi, da 924 nel 2011 a 1138 nel 2012.
Le problematiche bioetiche che scaturiscono da questa situazione sono numerose e complesse. Occorre chiarire alcune questioni cruciali: la gestione delle differenze tra le diverse “forme” della genitorialità, il diritto all’anonimato dei donatori contrapposto al diritto dei generati a conoscere la propria origine, la gestione dei possibili conflitti tra le diverse “maternità” che entrano in gioco (com’è successo recentemente con lo scambio di embrioni nell’Ospedale Pertini di Roma), le eventuali derive eugenetiche che potrebbero generarsi, in futuro.
Sono evidenti quindi le notevoli connessioni di questi temi con la religione e, alle diverse interpretazioni bioetiche religiose, si aggiunge quella laica. Questi diversi punti di vista saranno presi in esame in occasione del convegno.
Il professor Giovanni Plotti, Primario di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri di Roma, si occupa di spiegare la posizione cattolica sul tema. “In qualunque situazione avviene la manipolazione dell’embrione, la Chiesa è contraria” afferma Plotti. Il rischio è che qualche embrione non venga inserito nell’utero, provocando quindi un aborto. Gli ovuli, una volta fecondati, diventano embrioni: ma se ad essere fecondati sono quattro e ne vengono trasferiti tre, il quarto viene congelato e c’è una sospensione della vita. “Il concetto di partenza è la centralità dell’uomo che la Chiesa prevede. In quest’ottica, il figlio è un dono e averlo a dispetto della natura inaccettabile”.
Il Professor Silvestro Duprè, già Ordinario di Chimica Biologica alla Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza di Roma, è invece esponente del mondo valdese. “Non esistono posizioni ufficiali della Chiesa valdese, strutturata in maniera diversa da quella cattolica: non esiste infatti un magistero che pronuncia regole e disposizioni che bisogna ottemperare, ma ci sono solamente documenti elaborati da una commissione di bioetica che propongono linee di pensiero che vengono proposte ai credenti per aiutarli a districarsi in questi ambiti” sostiene Dupré. “Per i valdesi solo Dio è sacro, non ciò che ha creato, quindi neppure la vita, che viene invece intesa sia come vita biologica che come vita biografica, di relazione”. Sono critici verso i cosiddetti diritti dell’embrione, in particolare se contrastano con quelli della donna. È un punto di vista molto complesso: è una posizione pur sempre religiosa, si parla di dio, di fede, di sacro, ma con una concezione differente da quella cattolica.
Ancora diversa, è la posizione laica, come illustra Luisella Battaglia, professore ordinario di ‘Filosofia Morale’ e di ‘Bioetica’ nella Facoltà di Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Genova e all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Battaglia ha combattuto contro legge 40, definita una legge illiberale, che impediva la fecondazione eterologa. “Si trattava di imposizioni legate ad una precisa impostazione teorica. Ora restano numerosi altri temi su cui legiferare: i costi, l’anonimato di donatore, le bio-banche e altro ancora”. Battaglia pone la domanda cruciale della bioetica: “è lecito eticamente realizzare tutto ciò che è tecnicamente possibile realizzare?” Questo è l’interrogativo fondamentale. Esistono la possibilità tecnica e la liceità etica, che sono due concetti differenti. Bisogna esaminare ogni risvolto, ma non perché alcune possibilità vadano escluse, ma perché tutte vanno discusse. Per questo anche il ruolo dello Stato è importante: deve fornire una maggiore informazione e limitare gli interventi più pesanti, senza però imporre veti e comportamenti. Su questo l’Italia è in ritardo, a causa di una pigrizia atavica di giuristi e politici che non hanno affrontato a tempo debito le questioni di inizio vita e fine vita.
Questi i diversi punti di vista di un tema attuale ed in continua evoluzione. Un dibattito di questa portata può costituire un passo importante per favorire anche un maggiore coinvolgimento tanto delle istituzioni quanto della società civile.