Le regioni italiane più esposte al rischio di importazione della malattia da virus Ebola sono le regioni costiere presso le cui aree portuali sbarcano periodicamente clandestini provenienti dai Paesi africani.
“I rapporti sessuali possono rappresentare un veicolo di diffusione dell’infezione anche 6-7 settimane dopo la guarigione”, spiega il Prof. Antonio Chirianni, vicepresidente Simit
Dopo il caso spagnolo, anche l’Italia è in stato di allerta: attivate tutte le possibili misure di prevenzione a livello nazionale, regionale e locale, comprese le misure di profilassi presso porti e aeroporti. Le regioni italiane più esposte al rischio di importazione della malattia da virus Ebola, dopo quelle sede di aeroporti internazionali, sono le regioni costiere, con qualche preoccupazione in più per la Sicilia. Il lungo tempo di incubazione, fino a 21 giorni, dell’infezione da virus Ebola può comportare la probabilità che un individuo asintomatico proveniente dai Paesi endemici manifesti la malattia al suo arrivo in Europa.
RAPPORTI SESSUALI PERICOLOSI – “Sebbene l’infezione – spiega il Prof. Antonio Chirianni,Vicepresidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale Domenico Cotugno Napoli – si trasmetta mediante contatto interumano diretto con organi, sangue e fluidi biologici, è importante anche evidenziare che il virus permane a lungo nello sperma e che, pertanto, i rapporti sessuali possono rappresentare un veicolo di diffusione dell’infezione anche 6-7 settimane dopo la guarigione. Oggi, appare notevolmente difficile contenere il traffico aereo ed impedire, dunque, gli spostamenti internazionali; inoltre in molti dei territori colpiti dall’epidemia, quali la Liberia, la Guinea e la Sierra Leone sono scarsi i sistemi di controllo. Non si può quindi escludere del tutto la probabilità che l’infezione giunga anche in Italia, sebbene non vi siano voli diretti dai Paesi endemici. In Europa e in Italia sono, comunque, state attivate tutte le possibili misure di prevenzione a livello nazionale, regionale e locale, comprese le misure di profilassi presso porti e aeroporti.
REGIONI A RISCHIO IN ITALIA –Le regioni italiane più esposte geograficamente al rischio di importazione della malattia da virus Ebola sono le regioni costiere presso le cui aree portuali sbarcano periodicamente clandestini provenienti dai Paesi africani. Gli individui che lasciano le loro terre d’origine per giungere in Italia affrontano viaggi lunghi settimane: è pertanto assai poco probabile che un soggetto con infezione da virus Ebola resti asintomatico per tutta la durata del viaggio o che possa sopravvivere se sintomatico al momento della partenza. “La Sicilia – chiosa il Prof. Chirianni – per motivi geografici, sembra essere la regione più interessata dal potenziale contagio, a causa dei periodici sbarchi di clandestini lungo le sue coste. E’ pur vero, però, che nelle diverse regioni italiane sono attivi sistemi di sorveglianza e, inoltre, procedure per i casi sospetti possono essere messe in atto in collaborazione con i due Centri di riferimento, quali l’istituto Nazionale di Malattie Infettive Spallanzani di Roma e l’Azienda Ospedaliera L. Sacco di Milano.
PREVENZIONE IN CAMPANIA – “La rete infettivologica della regione campana – aggiunge il Prof. Chirianni – è in grado di rispondere alle istanze previste dal Ministero della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità, finalizzate all’attuazione delle procedure necessarie all’individuazione dei casi sospetti di infezione da virus Ebola, al loro trasporto presso il Pronto Soccorso ed al loro isolamento in attesa dell’accertamento diagnostico”.