La riflessione prende spunto dal racconto di un importante quotidiano nazionale sulla fine che hanno fatto i ricavi derivanti dagli sms di solidarieta per le popolazioni Aquilane nei giorni del sisma pari a 5.000.000 di euro.
Il progressivo assorbimento delle banche locali (banche popolari, casse di risparmio provinciali, banche cooperative) da parte di importanti gruppi nazionali ha svuotato l’Abruzzo di una importante linfa rappresentata dal rapporto diretto che le banche locali avevano con il loro territorio.
I fondi finanziari dei risparmiatori venivano reinvestiti negli stessi territori.
Le classi dirigenti espressione dei territori avevano un rapporto diretto con le loro popolazioni ed hanno fatto crescere migliaia di giovani: piccoli imprenditori, artigiani, professionisti.
Le banche locali hanno rappresentato per molte generazioni di abruzzesi il “buon padre di famiglia” economico, generoso ma sapiente sostegno alla crescita sociale.
Oggi non e’ piu’ cosi.
Le decisioni, nelle banche, si prendono altrove, a Reggio, Padova o Torino.
E li non pensano certo ai giovani abruzzesi.
Pensano ad altro, alla grande finanza, ai grandi poli industriali, al rating ed allo spread.
Ecco perche’ quando si tratta di dare 5.000 euro a un giovane abruzzese, per comprare i computer per lo studio, l’arredo di un negozio o gli utensili artigianali, c’e’ sempre il no di un computer la cui “procedura non lo consente”.
Ecco perche’, nonostante la tragicita’ del momento, le banche hanno fallito, come dice l’articolo, anche l’appuntamento con la solidarieta’.
Le banche locali hanno rappresentato per molte generazioni di abruzzesi il “buon padre di famiglia” economico, generoso ma sapiente sostegno alla crescita sociale.
Oggi non e’ piu’ cosi.
Le decisioni, nelle banche, si prendono altrove, a Reggio, Padova o Torino.
E li non pensano certo ai giovani abruzzesi.
Pensano ad altro, alla grande finanza, ai grandi poli industriali, al rating ed allo spread.
Ecco perche’ quando si tratta di dare 5.000 euro a un giovane abruzzese, per comprare i computer per lo studio, l’arredo di un negozio o gli utensili artigianali, c’e’ sempre il no di un computer la cui “procedura non lo consente”.
Ecco perche’, nonostante la tragicita’ del momento, le banche hanno fallito, come dice l’articolo, anche l’appuntamento con la solidarieta’.
L’Abruzzo ha bisogno di tornare ad avere una banca degli abruzzesi.
Una banca fatta di abruzzesi e per gli abruzzesi.
Una banca che viva il territorio e interpreti la gente d’Abruzzo.
La Regione puo’ e deve promuovere e veicolare una iniziativa del genere raccogliendo attorno ad un progetto pubblico-privato i soggetti adatti a realizzarlo e che ridarebbe linfa alla economia regionale diventandone importante fattore di crescita.
Massimo Carugno – Segr. Reg. P.S.I.