“Va colta l’occasione della legge di stabilità per riflettere attentamente sulla necessità di varare un programma specifico di contrasto alla povertà minorile, magari anticipando risorse ricavabili dalla riforma dell’ISEE o utilizzando meglio i fondi europei per lo sviluppo”. Lo ha detto oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, intervenendo al convegno “Vecchie e nuove povertà: i minori in Italia a 25 anni dalla Convenzione di New York”, organizzato dalla commissione, d’intesa con il governo, nella giornata nazionale dell’infanzia.
“Potrebbero rientrare nel programma – puntualizza la presidente – il potenziamento e la rimodulazione della “social card” per favorire l’acquisto di beni essenziali da parte di tutte le famiglie a basso reddito con minori in difficoltà, finanziamenti “mirati” al”istruzione pubblica per trasporti e mense gratuite ai nuclei familiari più colpiti dalla crisi e possibilmente attività educative doposcuola”. Ma occorre guardare, oltre l’emergenza, ad una profonda revisione del nostro welfare, storicamente sbilanciato verso la spesa pensionistica. “Nel ripensamento – prosegue l’on. Brambilla – non può mancare ciò che è mancato fino ad ora: una vera politica per l’infanzia, per l’adolescenza, per i giovani. Altrimenti condanniamo il nostro Paese se non all’estinzione, come dicono i catastrofisti, quantomeno all’irrilevanza. Da questo punto di vista i principali obiettivi programmatici, premessa per l’attuazione di una politica organica e verificabile a favore dei giovanissimi, dovrebbero essere il superamento della frammentazione, l’individuazione di meccanismi efficaci di coordinamento tra il livello nazionale e regionale, l’adozione di standard nazionali per l’erogazione dei servizi sociali”.
Sottolineando i progressi compiuti dall’Italia nei 25 anni trascorsi dall’approvazione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, la presidente ha tuttavia definito “uno scandalo”, all’alba del XXI secolo la diffusione del maltrattamento, “un fenomeno sommerso – ricorda – di cui sappiamo qualcosa di più grazie all’indagine campionaria presentata l’anno scorso dal CISMAI e da Terres des hommes”. Dalle stime conseguenti, risulta che ben 100.000 bambini, pari allo 0,98 per cento della popolazione minorile, sono presi in carico ogni anno dai Servizi Sociali italiani solo per maltrattamento e abuso sessuale. “Un dato scioccante – commenta l’on. Brambilla – ma trascurato, che chiama in causa lo Stato per l’assenza di un sistema di monitoraggio (l’Onu ce lo chiede almeno da dieci anni) e quindi la mancanza di politiche di prevenzione e protezione fondate sulla conoscenza. Desta particolare preoccupazione che una parte di queste violenze si verifichi in ambiti “pubblici” in senso stretto, come i servizi scolastici e quelli sanitari, o più ampio, come le associazioni sportive sulle quali è necessaria una maggiore attenzione: tutte realtà alle quali le famiglie sono abituate a rivolgersi con una fiducia che non può e non deve essere scossa. Perciò Il pediatra arrestato per abusi sul minore, le maestre condannate perché costringevano i bambini a mangiare il cibo vomitato non sono solo manifestazioni di delinquenza individuale, ma una sconfitta dello Stato sul suo stesso terreno”.
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