A seguito di una complessa attività di indagine espletata dalla Squadra Mobile della Questura di Teramo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Teramo, è stata eseguita un’ordinanza di sequestro preventivo di n.29 appartamentidislocati sulla costa teramana in localitàMartinsicuro, Villa Rosa e Alba Adriatica, in quanto immobili stabilmente adibiti a “case di prostituzione”. All’esito delle indagini sono state deferire all’A.G. di Teramo n.23 persone, indagate per il reato di locazione di appartamenti al fine di esercizio di una casa di prostituzione e di favoreggiamento della prostituzione, e identificate n.131 prostitute d varie nazionalità (dominicana, ucraina, cinese, brasiliana, spagnola e italiana) di cui n.10 sottoposte a provvedimento di espulsione. Un significativo impulso alle investigazioni è stato fornito dagli abitanti dei condomini interessati i quali, infastiditi dalla continua presenza di “clienti” delle prostitute, hanno presentato numerosi esposti e segnalazioni che hanno dato luogo ad una capillare attività investigativa tradottasi in pedinamenti, attività di osservazione, riprese filmate e intercettazioni telefoniche. Si è appreso dell’esistenza di un vasto e organizzato sistema di prostituzione nell’ambito del quale è stato possibile distinguere la figura dell’intermediario in grado di assicurare alla prostituta di turno già presente sul territorio italiano o in procinto di trasferirsi in Italia, appartamenti di proprietà di soggetti compiacenti, garantendo loro la possibilità di svolgere il meretricio in casa. Sono state altresì individuate le persone che si occupavano di raccogliere gli annunci, le fotografie delle prostitute da pubblicare sui siti internet o sui periodici del settore ed infine coloro che erano preposti alla distribuzione dei giornali e a rifornire le prostitute del materiale per lo svolgimento del meretricio. I numerosi sopralluoghi effettuati dalle Forze di Polizia hanno consentito di appurare che le abitazioni erano state adibite a vere e proprie “case di prostituzione” e che i proprietari gestori delle stesse erano consapevoli dell’attività ivi esercitata. Il sistema di adescamento dei clienti prevedeva il contatto telefonico sulle utenze pubblicizzate sui predetti canali di informazione, ma in molti casi si avvaleva dell’attivo contributo di taluni indagati che fornivano ai soggetti interessati accurate informazioni sulle prestazioni fornite dalle donne e sulle modalità di raggiungimento delle “case di prostituzione”. Il fenomeno aveva assunto nel tempo dimensioni considerevoli e aveva creato notevole allarme sociale nell’ambito di realtà urbana in cui, accanto all’industria del turismo balneare, si era sviluppata in breve tempo quella altrettanto florida del “ sesso a pagamento” in grado, di produrre lucrosi guadagni non solo per chi la esercitava, ma soprattutto per coloro che la favorivano mettendo a disposizione gli appartamenti adibiti a “case di prostituzione”.30 ottobre 2014
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