Assergi (L’Aquila) 12/12/2014 – Un grave atto intimidatorio si è verificato nel Comune di Castelli nei confronti di uno dei gestori dei chiusini di cattura utilizzati dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in collaborazione con gli agricoltori locali, per il contenimento della popolazione di cinghiale.
Un bellissimo cane di razza Border collie, di proprietà dell’agricoltore, è stato ritrovato ucciso nella frazione di Villa Rossi, dopo che già nelle scorse settimane si erano verificati atti di sabotaggio al chiusino. La carcassa dell’animale è stata trasferita all’Istituto Zooprofilattico “G. Caporale” di Teramo che sta effettuando la necroscopia per determinare la causa di morte, mentre sulla vicenda sono in corso le indagini dei Carabinieri e del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Parco del Corpo Forestale dello Stato.
«Si tratta di un atto di inaudita violenza e gravità – riflette Silvia De Paulis, facente Funzioni di Direttore dell’Ente – che colpisce ed amareggia quanti, con il Parco, sono impegnati nella realizzazione del Piano per il contenimento del cinghiale. Un programma approvato dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente che, a Castelli come in altre località dell’area protetta, vede l’Ente impegnato su più fronti, garantendo il legittimo risarcimento del danno agli agricoltori, distribuendo misure di prevenzione e, soprattutto, cercando di trasformare il problema del soprannumero in una risorsa economica aggiuntiva per gli imprenditori agricoli che si trovano ad operare nelle aree più critiche e a subire il maggior danno».
Val la pena di ribadire che lo strumento della cattura adottato dall’Ente risulta preferibile ad altri sistemi per efficacia, economicità e sicurezza, oltre che per il beneficio economico che deriva al territorio dall’avvio di una filiera legata alla lavorazione e alla commercializzazione della carni di cinghiale, come è avvenuto positivamente nel territorio di Amatrice e come sta avvenendo a Castelli, dove si registra una crescente adesione al piano di contenimento proposto dal Parco. In tal modo, inoltre, le carni vengono sottratte ad un mercato non controllato dal punto di vista sanitario ed igienico e ad un circuito di distribuzione illegale.
Colpito dalla vicenda, il Presidente dell’Ente Parco, Arturo Diaconale, ha dichiarato: «Ogni gesto di violenza e di intimidazione va fermamente condannato. L’Ente è tuttavia consapevole che tali gesti sono segnali relativi ad un problema avvertito con gravità in un territorio che deve essere preservato. Il Parco è deciso a continuare a portare avanti una politica di contenimento e a tal proposito ritiene opportuno un incontro con tutti i cittadini per individuare le soluzioni più condivise e mitigare il conflitto per il bene di tutti».