Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, ieri pomeriggio, presso l’Auditorium di Palazzo de Majo, con i professori ordinari dell’Università di Chieti/Pescara, Carlo Pozzi e Alberto Clementi, già Direttore e Preside del Dipartimento di Architettura dell’Ateneo “G. d’Annunzio”, e numerosissimi docenti e ricercatori, ha illustrato al pubblico i risultati del secondo Workshop Internazionale “Chieti Lab” Progetto Urbano Sostenibile, organizzato dall’Amministrazione Comunale di Chieti e dal Dipartimento di Architettura dell’Università “G. d’Annunzio”.
Il Workshop, che si è svolto nei giorni 15, 16, 17 e 18 dicembre e che fa seguito alla sottoscrizione del Protocollo d’Intesa fra il Comune di Chieti e il Dipartimento di Architettura dell’Università d’Annunzio finalizzato allo sviluppo di progetti di studio territoriali propedeutici al nuovo PRG della città, ha visto la partecipazione di numerosi ricercatori di Università italiane ed estere come già avvenuto lo scorso settembre per il primo Workshop “Chieti Lab” riguardante la progettazione della parte bassa della Città.
Cinque le tematiche su cui si sono sviluppati i tanti progetti: Foro della cultura e piazze del centro storico; Foro dell’archeologia; Risalita Campus-Centro storico; Green Ring e viabilità di bordo; Sistema delle acque.
Ringraziando gli oltre novanta ricercatori che si sono dedicati in questi mesi a progettare il futuro di Chieti, il Sindaco Di Primio ha evidenziato l’importanza della rigenerazione urbanistica attraverso una maggior fruizione di quelli che sono i “giacimenti” più importanti della città: la cultura e l’archeologia.
«Nella fase progettuale ho chiesto ai ricercatori idee innovative capaci di dare una nuova veste alla Chieti del futuro partendo da quell’immenso patrimonio che è la storia della città – ha commentato il Sindaco-. È ovvio che fra progettazione e realizzazione esiste un gap che è quello della fattibilità, ma questo ulteriore step può nascere solo dopo la fase delle idee e il confronto fra i tanti stakeholder del territorio. Il funzionale dovrà convergere nel bello e diventare un obiettivo per Chieti che altrimenti rischierebbe di rimanere una città di provincia per la mancanza di immaginare il proprio futuro accontentandosi del presente.
Nella cassaforte abbiamo depositato le idee: la combinazione per aprire questo scrigno le abbiamo noi, la città tutta, attraverso tre numeri di accesso ovvero passione, determinazione ed audacia.
A settembre scorso –ha proseguito il Sindaco– abbiamo parlato di trasformazione e rigenerazione della parte bassa attraverso progetti di green economy e di valorizzazione dell’economia agroalimentare con le strade del vino e dell’olio. In questi giorni, per la parta alta, abbiamo parlato per Chieti del ruolo di capitale culturale del medio adriatico, di “città creativa” con un ritorno di popolazione studentesca in centro storico, di valorizzazione dei nostri siti archeologici e del sistema degli ipogei, sacrificati da un’idea di città che non sa coglierne le grandi potenzialità, della riconfigurazione di un Anello Verde all’esterno del centro storico attraverso il potenziamento delle attività agricole o degli orti urbani; dell’accessibilità al centro storico migliorandone la viabilità con cinque nuove “sacche di parcheggi” che permetterebbero di liberare le piazze esistenti e riqualificarle – piazza San Giustino continuerebbe ad avere una funzione pubblica, Piazza Malta sarebbe legata al mercato, Piazza Matteotti andrebbe ripensata come spazio pubblico con affaccio sulla Maiella, Piazza Garibaldi con funzione parcheggio, anche sotterraneo, dotata di attrezzature energetiche e spazio pubblico legato ad eventi –; di un collegamento veloce fra il campus universitario e il centro storico attraverso una risalita meccanizzata o una teleferica con più fermate intermedie e un percorso pedonale; di valorizzazione dei vecchi tracciati dei fossi attraverso il recupero dei corsi d’acqua da Chieti alta a Chieti bassa.
Il centro storico è il luogo dell’anima – ha concluso il Sindaco – esso continuerà a vivere, ad avere futuro, solo se continueremo a prenderci cura di esso; il futuro della città, infatti, ha un cuore antico».