Abruzzo

L’Aquila. UNA LEGGE DI SPESA E NON SANATORIA

 

 

Per il cratere sismico certamente occorre una legge dello Stato che affronti alla radice il problema della ricostruzione, che metta  all’interno di recinti, come avviene a Bruxelles, i lobbisti sempre pronti a sparare a zero per imporre i loro interessi per una riedificazione lenta ma regolare, che nuoce solo ai poveri terremotati.

Da qui, quindi, la necessità, se si vuole veramente ricostruire, di predisporre una legge che assicuri maggiori controlli da parte dei Comuni e sanzioni esemplari per chi non rispetta le norme in materia di sicurezza lavoro, contratti collettivi (lavoro nero), sub-appalti e tempi di esecuzione lavori.

Una legge che ordini una rigorosa attività di controllo a direttori dei lavori, presidenti di Consorzi, amministratori di condominio, collaudatori e revisore dei conti. Una legge che restituisca orgoglio e dignità alla città.

Una legge che preveda la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini cominciando da uno studio epidemiologico e un monitoraggio costante su tutti i 57 Comuni per prevenire malattie respiratorie da un inquinamento ormai costante causato da demolizioni e lavori nel cantiere più grande d’Europa.

Una legge che ripensi a come scegliere il contraente; l’ipotesi proposta aumenta indubbiamente il conflitto tra operatori economici e per i Consorziati diventa assai difficile scegliere l’impresa di fiducia valutando qualità dei materiali impiegati, risparmio energetico ed interventi di sicurezza sismica senza considerare poi le interferenze esterne. (cambiare per peggiorare!!)

E’ assai faticoso, poi, comprendere il motivo perché fabbricati sensibili come ospedali, scuole, uffici pubblici vanno riparati a regola d’arte con procedure pubbliche, con benefici economici per la collettività anche del 25%, mentre diventa impossibile utilizzare il medesimo criterio per le case private.

Le associazioni delle imprese edili, la Confindustria, gli Artigiani e gli Ordini professionali potrebbero consigliare, ad esempio, che i Consorzi scelgano i cinque operatori economici di propria fiducia solo dopo aver ottenuto il nulla osta dall’ufficio Speciale sul progetto esecutivo, premiando la migliore offerta tecnica/economica.

E’ necessario anche pensare ad una legge regionale che riduca e non abolisca il consumo del suolo, un bene d’interesse comune che va tutelato, diversamente, nel lungo termine, la ricostruzione indebolirà la sostenibilità e la competitività dell’intero Abruzzo con tanti piccole cattedrali nel deserto.

Come pure prevedere modifiche della legge urbanistica regionale, L.R. 18/1983, adeguandola alle esigenze mutate dagli eventi dell’aprile 2009, sburocratizzando e  vincolando la Provincia dell’Aquila a partecipare alle conferenze di servizio convocate dal Comune di L’Aquila per i piani di recupero delle frazioni.

Ad oggi, dopo quasi sei anni dal sisma, 58 frazioni del Comune di L’Aquila non hanno il piano di recupero urbano (unica frazione Onna) ma 35 piccoli Municipi su 55 hanno sottoscritto l’intesa con l’USRC per il loro piano di ricostruzione, 13 sono in dirittura di arrivo e solo 7 non hanno ancora fatto nulla. Realtà quest’ultime già pronte ad intercettare i possibili 5,1 miliardi di finanziamenti con il rischio per le nostre frazioni di restare al palo.

Onna e Tempera sono un esempio di come la burocrazia causata dalle lungaggini dell’ufficio Speciale per la Ricostruzione nell’esaminare le schede parametriche e i dissapori politici tra Comune e Provincia non faciliti soluzioni adeguate per le frazioni abbandonate più che mai al loro triste destino.

 

Sergio Iovenitti

Presidente Usi Civici Tempera

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