Sabato, 6 dicembre, presso la chiesa di S.Giovanni Evangelista a Penne (ore 18, ingresso libero), il concerto tributo di Simona Capozucco (voce), Angelo Trabucco (pianoforte) e Manuel Trabucco (sassofono) alla musica di Bill Evans.
Bella bellissima la sua musica, tragica per molti versi la sua esistenza. I superlativi dalle penne dei critici sono usciti senza alcuna riserva. Quando si parla del pianista Bill Evans difficile dire qualcosa di nuovo, però ascoltare la sua musica rimane esperienza quanto mai intensa.
Sabato 6 dicembre 2014, presso la Chiesa di S.Giovanni Evangelista a Penne (ore 18 ingresso libero), nell’ambito della rassegna “sabato in concerto jazz”, il cartellone della Fondazione Pescarabruzzo, organizzato dall’associazione Culturale Archivi Sonori con la direzione artistica di Maurizio Rolli, si terrà il concerto “Seven Steps to Evans” un omaggio alla musica del grande pianista statunitense scomparso nel 1980. Sul palco la cantante Simona Capozucco, il pianista Angelo Trabucco ed il sassofonista Manuel Trabucco.
Decisamente un progetto musicale impegnativo, approcciarsi ad un “mostro sacro” del jazz come Bill Evans “In realtà c’è molta semplicità e passione dietro questo nostro lavoro – dice la cantante Simona Capozucco – era, anzi è, visto che la sua musica è vivissima, è un artista che riesce a mettere in musica la sua intimità ed il suo modo di interpretare era davvero unico, sia io che Angelo Trabucco siamo davvero legatissimi alle sue note, poi un musicista versatile come Manuel Trabucco, ha dato una grande impronta timbrica ai nostri intenti”.
Sette passi per ripercorrere la sua esistenza? “In realtà non ci sono intenti biografici, nel titolo Seven Steps to Evans, giochiamo con le parole, che richiamano per assonanza un album di Miles Davis, Seven Steps to Heaven. Nel live di sabato suoneremo gli standard che Evans amava suonare, i sette passi, non scandiscono accadimenti temporali, quanto momenti della sua anima”.
Quanto emerge la vostra personalità rispetto alla sua musica? “Mai come in questo caso è difficile sostituire le armonie, l’originalità è data dalle nostre interpretazioni ed abbiamo inserito nei momenti chiave dei passaggi letterari, prendendo dalla produzione di Stefano Benni”.
Qualche maldicente sostiene che gli standard siano le cover del jazz “Se non ci metti la tua anima potrebbero anche avere ragione, ma davvero raramente è così, quando fai uno standard puoi cambiare il suono che gira intorno ad una melodia e ti prendi i tuoi rischi, può piacere o meno, l’esito non è scontato. La cover in quanto tale è una copia esatta dell’originale, e questa cosa mortifica parecchio secondo me. Nel pop ad esempio anche la voce di un cantante deve essere identica, la perfezione non sta nel fare le cose uguali”.
Qualcosa da aggiungere in chiusura? “Dovete assolutamente esserci perché Manuel Trabucco è davvero bello. Scherzo…o meglio lui è bello si, ma non sarà il solito jazz, questo ve lo assicuro, la testimonianza più bella è data da quelli che ci hanno già ascoltato nelle due precedenti uscite. Quando risuonate? Questo ci hanno chiesto in tanti. A tal proposito voglio ringraziare per questa grande opportunità la Fondazione Pescarabruzzo e l’Associazione Archivi Sonori. Purtroppo la situazione è sotto gli occhi di tutti, a volte hai dei progetti originali, ma così originali, che non salgono mai su un palco. Questa rassegna fa una cosa semplice, ma fondamentale e bellissima, permette agli artisti di suonare, proporre la loro musica”.