Venerdì 30 gennaio 2014, alle ore 20.30, nel Ristorante Sporting di Teramo, si è svolta la presentazione del libro “La vita senza limiti – La morte di Eluana in uno stato di diritto” (Rizzoli Editore) di Beppino Englaro scritto con Adriana Pannitteri.
Dopo i consueti inni e saluti il presidente del Rotary Club Teramo, l’Avvocato Tommaso Navarra, ha introdotto la serata presentando l’autore e ponendo l’accento su come il volume sia “un libro di vita e di rispetto della dignità della persona dedicato ai grandi della magistratura italiana, non servi di alcun potere”.
“Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro moriva – si legge nel retro di copertina – Ci sono voluti 6233 giorni perché il padre potesse liberarla e dirle addio; diciassette anni di vita sospesa fra la vita e la morte, durante i quali Beppino Englaro ha lasciato il suo lavoro e si è immerso nelle carte. Ha studiato codici e regolamenti, ha partecipato a convegni e incontrato politici, giuristi e teologi, nel tentativo di capire come dar voce alla figlia e far rispettare la sua volontà percorrendo sempre la strada della legalità.
I suoi sono stati anni senza tregua, senza pause, senza possibilità di fuga o di riparo dalla violenza di una vita artificiale imposta a Eluana da uno Stato etico, che può arrivare a privare delle libertà fondamentali i suoi stessi cittadini.
In questo libro l’autore rievoca i ricordi e le lettere di sua figlia e ripercorre gli ultimi mesi della vita di lei anche attraverso la propria storia di uomo riservato, costretto dagli eventi a farsi portavoce di un popolo silenzioso che ogni giorno, negli ospedali, si pone domande semplici e aspetta risposte umane, e viene invece abbandonato dalla politica in un limbo di sofferenza.
Una battaglia in cui Englaro è tuttora impegnato perché la libertà di cura sia un valore collettivo, perché la legge rispetti l’individuo e non dia ad altri, se non a lui stesso, il diritto di decidere della propria salute”.
“Eluana aveva una grande voglia di libertà – ha detto Englaro – Nel Natale del ’91 ci scrisse una lettera sottolineando il “Noi tre”, il rispetto per la famiglia e la libertà. Mia figlia aveva vissuto un anno prima la sua stessa vicenda a seguito di un incidente di un amico. Ci aveva sempre detto: “Semmai dovesse succedere a me non fatemi subire la stessa cosa. In certe situazioni della vita – ha affermato Englaro citando Sciascia – non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza”.
Presente, tra gli altri anche Maurizio Di Giosia, Direttore Amministrativo della Asl di Teramo.