Teramo, 14 gennaio 2015 ‒ Venerdì 16 gennaio 2014 alle ore 16.00 presso la Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali dell’Università di Teramo, a Mosciano Sant’Angelo, si terrà il workshop Laboratorio Laturo. L’incontro ha l’obiettivo di sviluppare il progetto di recupero del borgo di Laturo (situato nel comune di Valle Castellana (TE), nel Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga) come modello di rivitalizzazione delle aree interne e di riflettere sulle strategie di rifunzionalizzazione del patrimonio architettonico rurale e montano abbandonato o in via di abbandono.
L’incontro è promosso dall’Associazione Amici di Laturo, in collaborazione con l’Università degli Studi di Teramo (Master in Gestione dello sviluppo locale nei parchi e nelle aree naturali) e con l’intervento di organizzazioni ed esperti, che vogliono portare il proprio contributo di idee ed esperienze. Parteciperanno Alfonso Calzolaio (Parco Gran Sasso Laga), Raffaele di Marcello e Giustino Vallese (Ordine degli architetti della Provincia di Teramo), Emilio Chiodo, Federico Roggero, Rita Salvatore (Università di Teramo), Fabio Vallarola (Architetto e direttore AMP Torre del Cerrano), Fernando Di Fabrizio (Presidente di Legacoop Abruzzo e della cooperativa Cogecstre di Penne), Eugenio Iannetti (Architetto), Francesca Aloisio (Legambiente).
All’incontro parteciperanno anche esperti della montagna (come Pasquale Iannetti, guida alpina, che ha posto per primo l’attenzione su Laturo), gruppi che stanno portando avanti analoghe iniziative di recupero dei borghi abruzzesi – come Valle Piola nel teramano e Pescomaggiore nell’aquilano – professionisti e amministratori dei comuni della Laga.
«Laturo – si legge in una nota ‒ è un borgo ancora intatto dal punto di vista paesaggistico e architettonico, che ha conservato le caratteristiche di quando, negli anni Sessanta del secolo scorso, è stato abbandonato. Non è raggiunto dalla strada carrozzabile ma solo da sentieri e mulattiere, e già questo rende l’idea di come l’orologio si sia fermato il giorno in cui l’ultima famiglia ha deciso di partire».
«Ora ‒ sostiene il professor Emilio Chiodo, tra i promotori dell’evento ‒ si intende muovere in avanti queste lancette di cinquant’anni, “saltando” i danni che un fallimentare sviluppo delle aree montane ha provocato ma anche, più in generale, lasciando fuori tutti gli elementi che rendono la vita attuale così insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale (automobili e inquinamento, inutili comodità e consumo di risorse, stress da performance e risultati), per la ricerca di un diverso contatto con la natura e con il mondo».