Il grande regista era stato ospite del Premio Di Venanzo a Teramo
I suoi capolavori illuminati da Gianni Di Venanzo
L’associazione culturale Teramo Nostra, che organizza ogni anno a Teramo il Premio internazionale della fotografia cinematografica Gianni Di Venanzo, piange la scomparsa di Francesco Rosi. Il grande regista è morto sabato scorso a Roma all’età di 92 anni.
Rosi ha realizzato i suoi più grandi capolavori proprio con Gianni Di Venanzo al suo fianco, e solo la prematura scomparsa ad appena 46 anni nel 1966 dell’autore teramano della fotografia cinematografica ha interrotto un sodalizio artistico che avrebbe generato sicuramente altrettanti capolavori. Proprio in virtù di questo esclusivo rapporto professionale Rosi partecipò con grande entusiasmo ad una delle prime edizioni del Premio Di Venanzo portando a Teramo la propria esperienza e i propri ricordi legati al grande direttore teramano della fotografia cinematografica.
Di Venanzo, considerato unanimemente il numero uno della fotografia cinematografica italiana, cambiò all’epoca, come scrive Stefano Masi nel suo Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, “…il look del bianco e nero italiano, rendendolo più aderente alla realtà che i giovani autori stavano portando sullo schermo e al nuovo gusto delle riprese dal vero”.
E questa esigenza di qualità dell’immagine la viveva soprattutto Francesco Rosi che si affidò a lui per il suo primo film da regista dopo l’esordio a quattro mani con Vittorio Gassman. Del resto Di Venanzo grazie alla ricerca avviata sulle piccole fonti di luce (photoflood e photospot montate su pinze) aveva già caratterizzato l’immagine dei film di Michelangelo Antonioni e a lui ormai facevano riferimento, a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta, tutti i grandi registi emergenti italiani, da Antonioni a Federico Fellini, da Dino Risi ad Alberto Lattuada, da Francesco Maselli a Carlo Lizzani, da Valerio Zurlini al Mario Monicelli de I soliti ignoti.
Tra Rosi e Di Venanzo si crea un feeling immediato, tant’è che i due cineasti realizzano insieme ben cinque film; l’autore teramano firma infatti le luci e le immagini di La sfida (1958), I magliari (1959), Salvatore Giuliano (1962), Le mani sulla città (1963) e Il momento della verità (1965). E i premi piovono numerosi per entrambi: La sfida, primo film diretto dal regista napoletano, fruttò a Rosi un Nastro d’argento per il miglior soggetto originale; per I magliari il Nastro d’argento andò a Di Venanzo per la fotografia cinematografica; ma a fare incetta di premi è Salvatore Giuliano con cui Rosi vince il Nastro d’argento e l’Orso d’argento al Festival di Berlino come miglior regista; lo stesso film vale un Nastro d’argento anche a Di Venanzo; con Le mani sulla città arriva per Rosi il Leone d’Oro della Mostra del cinema di Venezia e nel 1965 il David di Donatello quale miglior regista per il film Il momento della verità.