A Roma Peppe Zambito presenta il primo Raccomanzo italiano “Per le figlie e per le spose”. L’intervista all’autore: i personaggi, sintesi della Sicilia.

 

 

 

Lo scrittore siculianese Peppe Zambito inaugura un nuovo genere letterario: il Raccomanzo. Con la sua opera dal titolo “Per le figlie e per le spose” edito da Armando Siciliano Editore (120 pp), l’autore coniuga il Romanzo e il Racconto, sposalizio pienamente riuscito. Il volume sarà presentato a Roma giovedi 12 febbraio alle ore 16,00 presso la Galleria Vittoria di Via Margutta n° 103. Saranno presenti l’autore, l’editore e l’attore Gaetano Aronica.

 

I protagonisti del libro si incontrano in ogni capitolo, ogni capitolo è un racconto a sé, con una sua natura e talvolta anche con una scrittura differente. Attraverso i capitoli-racconti si sviluppa la storia che costituisce il romanzo che naturalmente ha un inizio e una fine. L’Autore gioca con i personaggi facendoli muovere nello spazio e nel tempo e soprattutto dentro un luogo di riferimento preciso: Torre Salsa, una riserva naturale che fa da sfondo alle storie raccontate. Uno scorcio di Sicilia: odori, sapori, suoni e paesaggi che nelle pagine del libro emergono con prepotenza. La cronologia dei capitoli-racconti assume un’importanza relativa, lasciando al lettore la facoltà di stabilire un proprio percorso di lettura. Con il Raccomanzo Peppe Zambito dopo le raccolte di “Le figlie di Cristenzio” e “Il giorno dell’acqua corrente” ci consegna un’idea e uno stile originale, da scoprire e da proporre. Ecco lintervista.

 

La formula del Raccomanzo suona familiare ma in realtà non è mai stata sdoganata fino ad ora. Al di là della felice definizione, che cosa rispecchia del libro e della sua idea di narrazione?

“Per le figlie e per le spose” è soprattutto la narrazione di un’amicizia. Che il tempo restituisce in tutta la sua intensità, con tanta rabbia e molti rimpianti. Un romanzo non avrebbe potuto rappresentare quello che volevo: un variegato disporre di eventi ora tragici e poetici, ora realistici e affettivi, ora fantastici e sognanti. Tanti racconti legati l’un l’altro. Nel raccomanzo credo di essere riuscito ad elaborare il percorso dei personaggi come desideravo, focalizzando soltanto alcuni episodi della loro vita e al contempo lasciando al lettore la facoltà di immaginare gli spazi in bianco. 

 

Questo è il suo terzo libro, terza raccolta di racconti: è la forma di narrazione che più si confà al suo spirito? Previsto un romanzo o alcune poesie? 

Nel mio cassetto ci sono poesie sparse ed un romanzo pronto, vedremo. Il racconto è una forma narrativa che mi consente di raccontare episodi, di sviluppare un particolare. Io amo i particolari. Nelle “Per le figlie e per le spose” vado oltre, una storia costruita attraverso alcuni particolari, episodi di una vita. 

 

Dalle “Figlie di Cristenzio” alle “Figlie e spose”: quali donne, quali uomini, quale Sicilia c’è in comune – se possibile – fra i due volumi? 

Io amo così tanto la mia terra da aver rinunciato all’idea di cambiarla, almeno nel suo carattere. Della Sicilia amo le sue tante contraddizioni. Le sue paure. Il suo lamento che poche volte diventa rabbia. I miei personaggi la rispecchiano. Sono la sintesi di questa terra che nonostante tutto lascia spiragli al sogno. In entrambi i volumi la rassegnazione si contrappone alla ricerca del riscatto. Non ci sono né vinti né vincitori, ma uomini e donne che dietro ad un’apparente normalità, dimostrano di avere forti passioni. 

 

Certi racconti sono nati insieme, prima o dopo l’associazione con erbe e piante di Torre Salsa? 

Scrivere non è mai un calcolo. Si parte da un’idea ma la fine è sempre un mistero, anche per chi scrive. Spesso il percorso che avevi immaginato prende altre strade. Come in questo caso. In questo libro ho voluto tradurre in parole e immagini il mio amore per un luogo in particolare: Torre Salsa. Per me non è soltanto una riserva naturale, un posto bellissimo, rappresenta molto di più. Un posto che qualcuno può scegliere come il suo Paradiso. L’inserimento delle ricette medicamentose di Torre Salsa lo devo a Lino Nocerino, una persona straordinaria che ama e vive dentro la riserva. Grazie a lui ho scoperto una visione della natura nuova che ho deciso di condividere nel libro. 

 

Personalmente a quale personaggio è più legato affettivamente?

Questo è un libro dedicato a mio padre. Ci sono racconti che attingono alla mia memoria. Ai miei ricordi legati a lui. Per ognuno dei personaggi che si incontrano nei capitoli-racconti nutro molta tenerezza. Fra tutti amo molto la figura di Pippina, una donna vittima della mentalità paesana, dell’invidia e dei pregiudizi, elementi che purtroppo ancora sopravvivono. 

 

In che cosa avverte particolarmente di essere figlio della Sicilia e in quale aspetto sente di essersene un poco distaccato?

Sono figlio della Sicilia. Con gli anni ho acquisito la consapevolezza che non è soltanto una questione di nascita, ma di vera appartenenza. Ne faccio parte. Mi sento intriso dei suoi odori; amo i suoi rumori e la sua dannata bellezza. È un amore che non ammette tentennamenti. Non sono un figlio perfetto, sicuramente sono distaccato dall’idea permanente di stagnazione e rassegnazione; un figlio che cerca di comprendere l’anima di questa terra, ma che non potrebbe vivere senza di essa.

 

Chiara Salpietro