Vi sono casi di minori che si prostituiscono “per una bottiglia di vino o di birra, o per uno spinello”; dietro il fenomeno, in forte crescita, della prostituzione minorile c’è “una caduta di moralità”, un clima di “degrado culturale” che porta oggettivamente il minore a “perdere il rispetto di se stesso”. Ma c’è anche la povertà, c’è anche il caso della dodicenne che si prostituisce “in cambio della borsa della spesa” recapitata ai genitori: non è solo quantitativo l’allarme lanciato oggi da Maria Monteleone, procuratore aggiunto di Roma, durante l’audizione davanti alla commissione parlamentare infanzia e adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, nell’ambito dell’indagine sulla prostituzione minorile.
A Roma, nel 2014, sono stati iscritti ben 191 procedimenti per prostituzione minorile a fronte dei 35 del precedente anno giudiziario, con un aumento del 442 per cento nelle notizie di reato. Un vero boom. Ma secondo la dottoressa Monteleone, pur con cifre diverse e più modeste, l’andamento generale del fenomeno nei principali distretti giudiziari è “tendenzialmente uniforme”, cioè in crescita. Il magistrato, contitolare dell’inchiesta sulle cosiddette “baby squillo” dei Parioli, ha insistito molto sulla complessità del fenomeno, sulla molteplicità delle sue cause e delle forme in cui si manifesta, sottolineando la necessità non di ulteriori interventi legislativi sul fronte della repressione, ma di misure per la tutela e l’accompagnamento delle giovani vittime in un percorso di riabilitazione e di riappropriazione di se stesse: anche il ricorso al patteggiamento da parte dei clienti, che odiosamente approfittano della debolezza dei minori, consente comunque di concentrare l’attenzione e le forze della magistratura sui casi più gravi, ai quali riservare il rito ordinario, mentre si sente oggettivamente la mancanza di misure e strutture che tutelino efficacemente il minore in tutte le fasi del procedimento, dalle indagini preliminari al faticoso percorso di recupero.
Per un efficace contrasto del fenomeno – sostiene il magistrato, rispondendo ad una domanda della presidente Brambilla – la parola chiave è prevenzione: innanzitutto nella scuola, poi con interventi di sostegno alle famiglie in difficoltà economiche o sociali e attraverso il rafforzamento e l’adeguata formazione delle forze dell’ordine e della magistratura impegnate nel contrasto. “Senza anticipare nulla sulle conclusioni della commissione – aggiunge l’on. Brambilla – è evidente che la principale risposta alla crescita del fenomeno “prostituzione minorile” dev’essere di carattere sociale e culturale”.
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