Di Sabatino: “La politica faccia un salto di qualità: anche i nostri parlamentari devono essere confruenti con la linea che si sceglie in Abruzzo”.
Quella che era stata definita da più parti “la deriva petrolifera abruzzese” subisce un netto smacco dai giudici amministrativi e proprio su uno degli aspetti più controversi: il diritto delle amministrazioni locali ad avere un ruolo nelle decisioni.
Il Tribunale amministravo del Lazio, infatti, ha annullato il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico con il quale si accordava alle società Gas Plus, Medoilgas e Petrorep Italiana il permesso di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi nell’area “Colle dei Nidi” : circa 83 chilometri di territorio fra la provincia teramana e quella ascolana con dentro 11 Comuni.
Una sentenza che farà giurisprudenza perché è la prima volta (l’unico precedente riguarda solo concessioni a mare) che un Tribunale riconosce il diritto degli enti enti locali a partecipare alla fase istruttoria e procedimentale. I permessi, infatti, sono stati concessi tutti prima della Sblocca Italia (peraltro già impugnato da sei Regioni e fra queste l’Abruzzo) quando era ancora in vigore la legge 239 del 2004 che, esplicitamente, prevede la “partecipazione delle amministrazioni statali, regionali e locali”.
La portata giuridica e politica della sentenza emessa dal Tar Lazio su ricorso dei Comuni di Bellante, Campli e Mosciano Sant’Angelo è stata illustrata questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in Provincia con la partecipazione dei sindaci, Giuliano Galiffa, Mario Di Pietro e Pietro Quaresimale, del presidente Renzo Di Sabatino, dell’avvocato Pietro Colasante e del consulente giuridico Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo; degli avvocati dell’ente Antonio Zecchino e Luigi De Meis.
“Ci avevano dato dei velleitari – ha dichiarato il sindaco del Comune di Bellante, Mario Di Pietro – oggi non ci sentiamo più soli. La nostra non è una battaglia contro il progresso, come qualcuno vorrebbe farla intendere: ma una azione altamente istituzionale a difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini. Noi sappiamo, semplicemente, che un programma di petrolizzazione del territorio abruzzese e teramano è sbagliato come modello di sviluppo; agli incerti esiti economici per la comunità si contrappone un sicuro danno per la nostro territorio e per il tessuto produttivo locale fatto di agricoltura di qualità, di ecosostenibilità, di qualità ambientale e turistica”. Nell’area Colle dei Nidi, per fare un esempio, esiste tutta la produzione della DOGXC Colline teramane.
Alza il tiro il presidente Di Sabatino (la Provincia si è costituita prima dell’udienza revocando la delibera della precedente amministrazione di “non adesione” e questa mattina il Presidente ha sottolineato la piena condivisione delle ragioni dei Comuni): “La politica abruzzese deve fare un salto di qualità, l’ho dico anche al mio partito il Pd, non è possibile che le amministrazioni locali assumono una posizione, la difendono nei Tribunali spendendo dei soldi, e poi, in Parlamento, i nostri rappresentanti prendono decisioni diverse. Ci deve essere un’unica linea politica” ha affermato aggiungendo: “Il programma di petrolizzazione, anche per la consistenza numerica delle concessioni, rappresenta una vera e propria aggressione ad una Regione che sta disegnando il suo futuro in senso completamente diverso”.
Il ricorso , ha spiegato l’avvocato Colasante, si fondava su tre obiezioni: omessa assoggetabilità al Via; l’intesa della Regione sottoscritta da un dirigente; il mancato coinvolgimento degli enti locali. “Il Tar ha annullato la concessione basandosi solo sul mancato coinvolgimento degli enti locali perché ha ritenuto questo motivo sufficiente da solo. In caso di ricorso della controparte, quindi, abbiamo altre carte da giocarci”.
La sentenza del Tar ha un effetto domino ed è per questo che è ritenuta”altamente strategica” rispetto alla filiera istituzionale e al rapporto fra territori e società petrolifere. “Non c’erano precedenti – ha chiarito Enzo Di Salvatore– e la coraggiosa decisione dei tre Comuni teramani di fare ricorso è stata considerata da più parti temeraria. Ma ora abbiamo un precedente che pone più di un paletto alle modalità utilizzate dal Governo prima del 2009, praticamente la maggior parte. Ci sono numerosi motivi per credere che il distretto abruzzese è particolarmente strategico per le società petrolifere, visto che a San Benedetto, la stessa Medoil vuole aprire un impianto per lo stoccaggio del gas. Certo, con lo Slocca Italia, che pone ogni potere decisionale in mano al Governo bypassando completamente Regione ed Enti locali, lo scenario potrebbe cambiare completamente. Ma sei Regioni hanno già fatto ricorso e fra queste c’è anche l’Abruzzo”.
Teramo 6 febbraio 2015