che vedrà deciso il suo destino nella riunione di lunedì prossimo in Regione. Chiudere un centro come quello di Atri è un altro clamoroso autogol che la sanità teramana, in primis, ed abruzzese, poi, stanno per compiere a danno di tutti i cittadini. 100.000 cittadini come bacino d’utenza servito, già 120 parti nel 2015 con la media di 1,7 parti al giorno, 14% è la percentuale di aumento delle nascite, in controtendenza nazionale che registra una diminuzione, assistenza completa dal concepimento fino all’allattamento, pronta reperibilità e continuità assistenziale 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno, corsi di psicoprofilassi ostetrica, assistenza post parto, sono solo una minima parte dell’intensa attività svolta giornalmente da una efficiente ed efficace equipe al servizio della gestante, del futuro papà e del nascituro. Un centro di eccellenza come quello della città ducale non può, quindi, essere smantellato solo perché per una manciata di nascite non ha superato il limite che una scelta concertativa ha posto come minimo numerico. Peraltro, se i primi numeri del 2015 saranno mantenuti come trend, a fine anno i parti saranno oltre 600 e quindi numero ampiamente superiore al limite minimo posto dal commissariamento nazionale. La logica freddezza dei numeri, purtroppo, non ha fatto capire alla Regione ed al Governo che la decisione della chiusura sarà presto un boomerang per tutti con aggravio di costi e mortificazione di professionalità che hanno fatto del punto nascita di Atri un centro di eccellenza. Le utenti dovranno, per forza di cose, optare per punti nascita più lontani e, soprattutto, posti al di fuori del territorio con aggravio della vera piaga “mobilità passiva” che già tanti danni arreca alla sanità ed all’economia teramana. Le alte professionalità presenti verranno disperse in altri siti, le risorse umane ed economiche a disposizione dei cittadini teramani invece di produrre ricchezza sul territorio finiranno per generarla altrove e di fatto impoverendolo. Nonostante tutto ciò la politica oggi non è in grado di dare una risposta certa, si arrende di fronte alle imposizioni piovute dall’alto, di fatto nega al personale in servizio il riconoscimento di tanti anni di servizio e tanti sacrifici spesi per il bene collettivo della comunità servita, non riconosce il benessere e le garanzie delle mamme in attesa, del nascituro e dei papà, privati di un centro di eccellenza, posto al loro servizio e funzionante per la loro salute. E’ una condotta miope che presto costringerà a contabilizzare le disastrose ricadute che tale decisione produrrà. La Cisl di Teramo non è indifferente di fronte a tutto questo e al sostegno garantito ai comitati sorti per la difesa del punto nascita, porta avanti anche la vertenza a difesa di tutti i lavoratori e di tutte le professionalità coinvolte e li difenderà in tutte le sedi compreso nella riunione di lunedì dove potrebbe essere presa “l’infausta” decisione.
Il tutto con preghiera di integrale pubblicazione
Teramo lì 14 marzo 2015
Il Segretario delegato al P.I. Il Segretario Generale
Cisl Teramo Fp Cisl Teramo
(Alberico Maccioni) (Andrea Salvi)