Coldiretti Abruzzo esprime soddisfazione per lo stop definitivo alle speculazioni sui pascoli. Lo dice la Federazione Regionale dopo il via libera al Decreto Ministeriale che fissa le disposizioni applicative per la nuova Politica agricola comunitaria facendo chiarezza su una situazione fortemente penalizzante per i pastori abruzzesi. Il provvedimento sancisce infatti che per avere diritto ai fondi comunitari occorre non solo la disponibilità dei terreni, ma anche che gli animali al pascolo siano di proprietà dell’azienda. Il decreto lascia inoltre alla Regione la possibilità di modificare il provvedimento anche in senso più restrittivo, con un atto da assumere entro il prossimo 8 marzo. “Il problema era emerso qualche mese fa – racconta il direttore regionale di Coldiretti Abruzzo Alberto Bertinelli – quando Coldiretti aveva denunciato il fenomeno dell’affitto di pascoli a valori fuori mercato da parte di soggetti anche non agricoli, escludendo così dalla competizione i pastori del territorio. Avevamo interessato anche i Prefetti delle quattro province, oltre all’assessore regionale e al governatore. L’interesse dei nuovi affittuari – ricorda il direttore Bertinelli – era utilizzare il possesso dei terreni per ottenere i contributi comunitari, privando di fatto gli allevatori del luogo (che magari da generazioni utilizzavano quegli spazi) sia della possibilità di pascolare il proprio bestiame sia di avere i finanziamenti. Oltre al danno, la beffa quindi”. Ma ora, evidenzia Coldiretti Abruzzo, con il decreto ministeriale sulla nuova Pac è stata fatta chiarezza: nel caso in cui il comune di ubicazione dell’azienda sia diverso dal comune di ubicazione dell’allevamento e non sia ad esso limitrofo, le superfici sono considerate ammissibili solo se il pascolamento è dimostrato attraverso la presenza di documenti che attestino l’iscrizione degli animali alla Banca dati nazionale e la loro movimentazione verso le località di pascolo. “È necessario – aggiunge Coldiretti – che i capi utilizzati per il pascolo siano complessivamente detenuti dal richiedente e appartengano ad un codice di allevamento intestato al richiedente”. A gennaio il Tar del Lazio aveva già imposto un primo stop al fenomeno, respingendo il ricorso presentato da un gruppo di aziende e confermando che l’attività di pascolamento deve essere effettuata dal soggetto che beneficia dei contributi e che non può essere “appaltato” a terzi usando i terreni al solo scopo di ottenere i fondi europei. Ora, i decreti attuati della Pac fanno definitivamente chiarezza a favore degli allevatori locali.