Teramo e Provincia

Punto Nascita di Atri, Monticelli bacchetta il Consiglio regionale

 

 

Il consigliere del Pd contro l’atteggiamento degli amministratori che non erano presenti in aula o hanno votato contro la risoluzione

che avrebbe sospeso il decreto di chiusura

 

 

 

“La politica si fa anche prendendo posizioni scomode e andando, perché no, contro la propria maggioranza. Peccato che questo sia visibilmente un atteggiamento di pochi: per ciò che mi riguarda, ne vado fiero”.

 

Così il consigliere del Pd Luciano Monticelli, di ritorno da un viaggio istituzionale in Australia per conto della Regione Abruzzo, commenta quanto accaduto ieri in Consiglio regionale, quando è stata votata la risoluzione di Movimento Cinque Stelle e centrodestra che avrebbe sospeso il decreto di chiusura dei punti nascita che non superano le 500 nascite annue.

 

“Per coerenza – racconta meglio Monticelli – io e Gerosolimo e Olivieri di Scelta Civica abbiamo votato a favore. Ma sono basito di fronte al comportamento di politici come, ad esempio, Leonardo Bracco che, in nome di una delega, ha ben pensato di non essere presente in aula e di non esporsi in merito. Un atteggiamento che peraltro mi spinge, a questo punto, a non dover prendere più lezioni dal Movimento 5 Stelle. Sono convinto che, se tutti avessimo sostenuto questa risoluzione, avremmo potuto tentare realmente di cambiare le carte in tavola”.

 

Lo stesso consigliere regionale del Pd ricorda di essere atterrato proprio ieri dopo un volo di 24 ore di ritorno dall’Australia che avrebbe giustificato la sua assenza e di essersi comunque recato a Palazzo dell’Emiciclo pur di non far mancare il proprio parere in merito. “Al contrario – lamenta – tutti dicono che dobbiamo muoverci, tutti polemizzano contro la chiusura del Punto Nascita di Atri, ma poi di fronte al fatto compiuto non si interessano realmente su questioni sentite dalla comunità che dovrebbero rappresentare”.

 

Monticelli torna con l’occasione a ribadire la propria posizione. “Sono convinto – conclude – che un altro metodo poteva essere utilizzato e che il reparto del nosocomio atriano, come quello di Sulmona, vada salvato, perché in fatto di sicurezza non ha nulla da invidiare agli altri ospedali e il tetto delle 500 nascite è stato ben superato. Non capisco perché ci si ostini a cercare l’unico anno in cui ciò non è avvenuto. Non ci vedo chiaro e andrò avanti, anche come ricorrente ad adiuvandum al Tar. Guardando a quest’ultimo Consiglio regionale – bacchetta infine – credo ci sia una grave responsabilità da parte di numerosi consiglieri, che non hanno capito che la politica è anche altro. La politica si fa anche prendendo posizioni non facili e andando, se necessario, contro la propria maggioranza. Io questo l’ho sempre fatto e ne vado fiero, anche se magari mi costerà un caro prezzo”.

 

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