Nell’omelia, il santo Padre Francesco, ha spiegatoche, l’ordinazione cardinalizia è certamente una dignità, ma non è onorifica.
Il nome “cardinale” ricorda il “cardine, il sostegno”, dunque non un qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare ad un’onorificenza, ma è un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità. Voi siete “cardini”, rivolgendosi ai cardinali e siete incardinati nella Chiesa di Roma, che “presiede alla comunione universale della carità”.
Papa Francesco ha approfondito durante la sua omelia la parola “carità” come un inno, facendo riferimento alla carità della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi.
La carità deve essere la parola-guida per questa celebrazione e per il vostro ministero, in particolare per quelli tra voi che oggi entrano a far parte del Collegio cardinalizio.
San Paolo spiega che la carità è “magnanima” e “benevola”. Quanto più si allarga la responsabilità nel servizio alla Chiesa, tanto più deve allargarsi il cuore, dilatarsi secondo la misura del cuore di Cristo. La Magnanimità è, in un certo senso, sinonimo di cattolicità. Amare ciò che è grande senza trascurare le piccole cose,quindi saper amare con gesti benevoli. La Benevolenza è l’intenzione ferma e costante di volere il bene sempre e per tutti, anche per quelli che non ci vogliono bene.
Sempre secondo San Paolo, la carità “non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio”.La forza divina della carità, trasforma il cuore, così che non sei più tu che vivi, ma Cristo vive in te. Gesù è tutto amore e la carità “non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse”. Il “rispetto” è proprio la capacità di tenere conto dell’altro, di tenere conto della sua dignità, della sua condizione, dei suoi bisogni. La carità, dice Paolo, “non si adira, non tiene conto del male ricevuto”. La carità, aggiunge l’Apostolo,“non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità,” sopporta tutto, perdona tutto, in tutto ha fiducia.
Alla fine dell’omelia, ciascun cardinale, secondo l’ordine di creazione, si è avvicinato al Santo Padre, gli si è inginocchiato davanti ed ha ricevuto lo zucchetto e la berretta cardinalizia rossa, come segno della dignità del cardinalato. Il colore rosso sta a significare che il cardinale deve essere pronto ad agire con coraggio, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio, per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa. Il Papa, alla fine, ha consegnato l’anello e la Bolla di creazione cardinalizia con l’assegnazione del titolo o della diaconia,seguita dall’abbraccio di pace. Ogni nuovo cardinale, da questo momento, porta con sé «un pezzetto» di Roma.
Ho avuto il privilegio di assistere a questa “solennità”, di ascoltare l’omelia del Papa, profonda e piena di insegnamenti, perché sono stato invitato da Don Edoardo Menichelli, (preferisce Don ad Eminenza), uno dei venti cardinali, che ha trascorso dieci anni a Chieti come Arcivescovo dell’Arcidiocesi Di Chieti – Vasto.
Penso che Papa Francesco lo ha scelto anche per la sua semplicità e carità, svolta da sempre nei confronti degli emarginati, dei poveri, per la sua speciale attenzione pastorale alla famiglia, con il suo stile semplice e diretto.
Don Edoardo Menichelli, in un’intervista all’Agenzia S.I.R. (Servizio Informazione Religiosa),ha rivelato che da ragazzo, rimasto orfano, ha fatto anche il pastore delle pecore a quattro zampe. Oggi fa il pastore degli uomini.
Il neo cardinale, ha anche il titolo dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Tor Fiorenza, nella Diocesi di Roma, dove a partire dal 1970 e fino alla nomina episcopale, ha prestato la sua opera come cooperatore, seguendo soprattutto la pastorale familiare.
Ha scelto come motto, “Sub lumine Matris – sotto la luce della Madre” e nella sua prima messa celebrata ad Ancona, il neo cardinale Don Edoardo Menichelli, ha “lanciato” ai fedeliil messaggio, “ dell’impazienza della carità”.
Le foto sul link:
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