Il 23,6% a tempo indeterminato. La consigliera Piccioni: “Un segnale di ottimismo sul quale costruire le prossime azioni”.
Il 48, 2% dei tirocini formativi (184 persone su 382) si sono trasformati in contratto: nel 13,4% dei casi a tempo indeterminato. E’ questo il primo dato che salta all’occhio nella rilevazione statistica del Settore Lavoro della Provincia (marzo 2015) sui tirocini formativi finanziati con le misure europee delle politiche attive del Lavoro (Por Fse Abruzzo 2012/2013).
Di questo 48% – quasi la metà – il 25% ha avuto un contratto post tirocinio dallo stesso soggetto ospitante. Al 23,26% dei tirocinanti è stato fatto un contratto a tempo determinato; al 2,9% un contratto di apprendistato; al 4,5% un contratto a progetto; al 2,4% un contratto a tempo determinato per sostituzione. In via residuale ci sono piccole percentuale relativi a lavoro intermittente (1,0%); lavoro occasionale (0,3%); lavoro domestico (0,3%).
“Un segnale che va colto come una piccola ma significativa inversione di tendenza in un periodo che vede la disoccupazione come il principale problema Europeo e che sottolinea il valore strategico del tirocinio; una delle azioni più incisive del Por – afferma la consigliera delegata alle politiche del Lavoro, Tonia Piccioni – indubbiamente favorisce l’ingresso nel mondo del lavoro perché offre a chi lo cerca la possibilità acquisire un bagaglio di formazione sul campo e a chi lo offre di valutare competenze e compatibilità di chi si propone. Interessanti anche i dati sui settori che impiegano: il manifatturiero, il turismo e i servizi socio-sanitari sono in testa alla classica. Tutti elementi che potranno essere utili al gruppo ristretto di esperti dell’Osservatorio per lo sviluppo che sta lavorando al documento che andrà ad individuare le azioni strategiche che potrebbero essere intraprese a sostegno al nostro sistema produttivo”.
Il settore Lavoro della Provincia ha speso tutta la cifra assegnata dal POR FSE 2012/2013: su 672 mila euro risultano assegnate 670 mila per 382 tirocinanti: di questi 239 sono donne.
Ma quali sono le posizioni di tirocinio più richieste dalle imprese? Al primo posto troviamo gli “addetti alla segreteria”; a seguire ci sono gli impiegati amministrativi, gli addetti alla contabilità, il commesso, l’assistente sociale, il cameriere, il magazziniere, il barista, l’addetto all’infanzia, l’archivista. Figure, quindi, decisamente tradizionali e poco legate ai servizi innovativi e al marketing.
“Bisognerebbe capire – chiosa la consigliera Piccioni – ed è questa un’analisi che dovremo fare, quali sono le ragioni dell’impresa quando non procede a contrattualizzare il tirocinante. Se sono legate alla formazione o insufficiente formazione del tirocinante oppure ai costi d’impresa e del lavoro. Informazioni utili a comprendere le esigenze del territorio e a indirizzare la nuova programmazione dei fondi europei”.
Teramo 24 marzo 2015