L’Aquila. TORNA LA GRANDE MUSICA EUROPEA NELLA BASILICA DI SAN BERNARDINO

NOTA DI AMEDEO ESPOSITO

Sulla rinnovata basilica di San Bernardino e la grande musica europea

L’Aquila, 24.04.2015

 

 

 

 

Dall’Aquila se n’ebbe l’eco nel mondo per un cinquantennio

 

 

 

 

di Amedeo Esposito

 

 

 

Il rinnovato simbolo della città, che s’erge nel cielo, col sole che volle a metà del ‘400 Bernardino degli Albizzeschi e che da allora risplende in Siena ed in tutte le contrade dell’Occidente, i cui raggi d’oro illuminano i pellegrini lungo il “cammino di Santiago di Compostela”, è pronto a riprendere il suo percorso di fede e nell’arte tutta aquilana, la cui espressione è data dal mausoleo del Santo (opera diSilvestro dell’Aquila), ma anche dalla grande musica che in ogni tempo ivi si elevò nelle espressioni più alte. 

 

Per i moderni, restano punto fermo le note della Passione secondo San Giovanni di Bach dell’Orchestra e Coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia (direttoreHermann Scherchen), ascoltate il 3 settembre del 1950, da circa seimila spettatori (compresa una delegazione di Senesi), per la celebrazione del quinto centenario della canonizzazione del Santo.

 

 

Karajan riservò all’Aquila la sua “due giorni”, prima di fermarsi a Milano, senza toccare altre città, compresa RomaFu stagione o festival di lancio della “città della musica” aquilana, i cui traguardi furono sempre più elevati e noti oltreoceano e al di là ed al di qua dell’Europa, divisa allora dal muro di Berlino. Entro il “grande auditorium” della città, come Nino Carloni soleva indicare la basilica bernardiniana, s’ebbe l’insegnamento, non disgiunto dalla grande musica, alla pacificazione dei popoli europei “cantata” con forza ed autorevolezza daGiovanni Giantudesco (San Giovanni da Capestrano) difensore della fede contro l’invasione dei turchi di Vienna e dell’Europa.

 

Improntati dallo spirito di San Giovanni da Capestrano, i grandi avvenimenti – protrattisi lungo l’ultimo cinquantennio del XX secolo – vanno rinnovati per un duplice motivo: il primo perché per i prossimi cinque anni almeno non si avranno disponibilità di strutture analoghe a quella appena rinnovata: il secondo perché la Società aquilana dei concerti “Bonaventura Barattelli” deve riprendere il  glorioso percorso culturale  – tracciato da Nino Carloni che aveva una profonda idea della città – interrotto, o meglio “limitato”, ma pur sempre valido, dal tremore della terra del 2006.

 

Insomma, dal 2 maggio prossimo una buona fetta della città riprenderà a palpitare nel segno bernardiniano, a cui dovrà aggiungersi la musica, per ricreare l’anima secolare aquilana.