Punto Nascita di Atri, Monticelli vota a favore della sospensione del decreto di chiusura
Oggi il Consiglio regionale per discutere della risoluzione
di M5S e centrodestra
“Ho votato per la sospensione del decreto. L’ho fatto perché non posso permettere un ulteriore taglio a un ospedale che a causa della politica ha già pagato un caro prezzo”.
Così Luciano Monticelli, presidente della IV Commissione Consiliare Politiche Europee, ha commentato quanto accaduto poco fa nelle stanze di Palazzo dell’Emiciclo, dove il Consiglio regionale d’Abruzzo si è riunito per discutere, tra gli altri punti all’ordine del giorno, la risoluzione di Movimento Cinque Stelle e centrodestra che avrebbe sospeso il decreto di chiusura dei punti nascita che non superano le 500 nascite annue e, dunque, anche la chiusura del reparto dell’ospedale di Atri.
In realtà, la maggioranza a cui lo stesso Monticelli appartiene aveva proposto, durante l’assise, il riesame del decreto in questione. Ciononostante, il consigliere ha preferito votare “per la sospensione per dare forza a quanto ho sempre sostenuto. Gli ospedali coinvolti avrebbero subito una perdita troppo grande, soprattutto perché esistono mezzi differenti con i quali la Regione può ottimizzare le risorse economiche senza per questo essere costretta a chiudere reparti di vitale importanza”.
Il riferimento del presidente della IV Commissione Consiliare è con evidenza il nosocomio di Atri, dove, come lo stesso Monticelli ha più volte sottolineato, il punto nascita ha superato il tetto previsto dal decreto. “Non solo – ribatte il consigliere – Non dobbiamo dimenticare che il reparto costituisce un importante tassello per la vitalità di un territorio che, con la sua chiusura, assisterebbe soltanto a una ‘fuga’ di mamme, che alla nostra provincia preferirebbero l’ospedale di Pescara, peraltro già fortemente in sovrannumero”.
Da qui la decisione di Monticelli di votare per la sospensione del decreto. “Ho votato con sofferenza – conclude – Sono amareggiato ma ho mantenuto la coerenza. Io rappresento prima di tutto una comunità, che ci chiede di salvare un ospedale che già soffre a causa di politiche sbagliate, volte a interessi personalistici. Non voglio applausi né attacchi, ma vorrei che si rispettasse la mia amarezza”.