ARTE
16 ∙ 23 maggio
Torre Bruciata, Via Antica Cattedrale
COSMOGONIE
Ivano Pardi
Opening Sabato 16 maggio ore 18,30 – Magda White Music Performer
Orari Fr 18,00-20,00 Sabato e Domenica 11,00-13,00/18,00-20,00
Con artisti come Ivano Pardi da Castelli, lo splendido borgo abruzzese delle ceramiche storiche, il critico non deve fare troppa fatica. Non deve inventarsi acrobatiche chiavi interpretative, ammantare di riferimenti dotti e digressioni letterariamente forbite ciò che è spesso incolto, anche sanamente; fare, in fin dei conti, quello che molti artisti vorrebbero dai critici, fornire pubblica giustificazione a qualcosa che in molti casi sarebbe ingiustificabile, se non per la gratificazione individuale di chi l’ha generata. Con Pardi, invece, ci sono le opere a parlare per loro conto, guadagnandosi il proprio uditorio senza bisogno di ulteriori intercessioni… Al critico resta solo l’assecondamento esegetico… Si tratta, in realtà, di una condizione ideale, per niente limitativa, specie nei confronti della propria coscienza intellettuale…Se diciamo che Pollock o Burri ci toccano, così come potremmo dirlo comodamente per Pardi, è perché attribuiamo a quel certo modo di comunicare un significato. Nel caso di Pardi, poi, concordo che il significato non solo ci sia, ma vada riportato a quanto di più ardito si possa concepire, la simulazione del processo primario con cui si è formata la materia dell’universo, ponendolo come novello alchimista – in un autoritratto all’antica del 1995, Pardi si raffigura con un’aria vagamente stregonesca, alla Cagliostro, malgrado l’abito rinascimentale – che ancora vuole contendere alla scienza moderna il primato nell’intuizione delle ragioni del mondo. Tutto, nelle opere cosmogoniche di Pardi, sembra succedere un momento dopo il Big Bang, quando l’energia infinitamente espansa finalmente comincia a contrarsi, i gas a condensarsi, dando luogo ai primi agglomerati di materia, le prime concrezioni oscillanti ancora tra la seconda e la terza dimensione, i primi nuclei da cui si svilupperà la vita. E tutto, in questa fase di totale divenire, sembra prospettare diversi universi possibili, quello che è diventato, ma anche quello che sarebbe potuto essere, se solo gli ingredienti nel crogiolo si fossero spostati verso un estremo piuttosto che un altro. Niente sembra ancora escluso, nel panta rei ancora non-mondo di Pardi, con i grumi di materia in piena azione che si aggregano su distese planari a definire geografie immaginarie, e le infinite varietà di magma cromatico a associarsi liberamente, ora come colate bloccate, miracolosamente esentate dalla forza di gravità, ora sparpagliate da nuove deflagrazioni generatrici, liberatrici di forza incandescente, fin quando dal caos originario non iniziano ad individuarsi le prime idee platoniche di quello che sarà poi l’universo finito, l’acqua, l’aria, la terra, il fuoco, la luce che si separa dalla tenebra. Affascinante, a pensare che si tratta di processi immaginati, rappresentazioni dell’irrappresentabile per le quali non sai dove finisca il probabile e cominci la sua elaborazione lirica. Nel riproporre la genesi, Pardi incarna il mito più elevato dell’artista, il ri-creatore dell’universo che si serve dell’unico, vero strumento riconducibile alla pietra filosofale, facendosi emulo per eccellenza di Dio. Neanche Cagliostro avrebbe aspirato a tanto.
Vittorio Sgarbi
Ivano Pardi,nasce a Castelli(TE).Consegue la maturità artistica all’Istituto Statale D’Arte per poi completare la propria formazione artistica per poi diplomarsi presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila frequentando i corsi di Ceroli,Marotta,Cascella, Brunori,Guerrini ed atri.
L’artista opera all’interno di un laboratorio,carico di storia e di tempo,che fu la cinquecentesca bottega di Orazio Pompei celebre ceramista locale. Si dedica da anni ad una produzione artistica contemporanea utilizzando diversi materiali,prevalentemente olio e tecniche miste su vari supporti.Fotografo, è attivo anche nella lavorazione della ceramica e della maiolica .Dal 2004 avvia una pittura materica che trova nello spessore “aggrumato” del colore il segno della sofferenza e delle lacerazioni del mondo;è stato per alcuni anni membro del Museo della permanente di Milano e tante sono le sue partecipazioni a qualificate rassegne collettive e personali in Italia (Roma,Milano,Bologna,Pescara, Palermo, Torino ecc) e all’estero (Parigi,Madrid,Londra,New York,Belgrado ecc). Nel 2011 partecipa alla 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia a Torino, é presente nelle fiere D’Arte Contemporanea di Reggio Emilia, Massa Carrara,Genova,Verona,Forte dei Marmi,Padova,Stoccarda ottenendo vari riconoscimenti. Hanno scritto di lui i critici:Vittorio Sgarbi, Letizia Piattella,Antonio Rosada,Paolo Levi,Donato Conenna,Alberto Veca, Filippo Maria Ferro, Giulia Sillato, Joan Lluis Montanè, Manuela Valleriani e altri. Molte sono le pubblicazioni su libri e riviste di pregio. L’artista attualmente vive e lavora a Castelli.