On. Pio Rapagnà– ex Parlamentare
A dieci anni da quella tragica notte tra il 1° e 2 Giugno del 2005, voglio ricordare i coniugi Libero Masi ed Emanuela Chelli, barbaramente assassinati nella loro casa di Nereto da feroci ed efferati assassini, che, oggi, sono ancora in libertà.
La archiviazione del “delitto Masi” non ha certo chiuso il caso e l’oblio non cadrà addosso a due splendide figure professionali e umane che non meritavano di finire tra i feroci ingranaggi di una violenza senza pari che è entrata nella loro casa di Nereto, oggi completamente nel silenzio.
Spetta al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo Dott. Antonio Guerriero, valutare l’opportunita e le condizioni per unariapertura delle indagini e procedere adun “nuovo” accertamento dei fatti, con l’utilizzo dei più moderni strumenti scientifici che oggi sono a disposizione degli inquirenti ma che dieci anni fa non c’erano: sarebbe necessario ricostruire “ex novo” quanto accaduto prima e dopo il delitto, “rivisitare” le immagini e le modalità di accertamento e raccolta degli elementi di prova utili alla ricerca della verità e alla individuazione e punizione degli assassini.
Gli investigatori potrebbero, intanto, rianalizzare “il perchè”, esclusa la ipotesi della “rapina” finita male, i due coniugi siano stati a lungo torturati nel fisico e ripetutamente colpiti, fino a provocarne la morte, e “perchè”gli assassini ed i loro complici, abbiano “pensato e cercato” di incendiare la porta di accesso al vecchio studio legale dell’Avv. Libero Masi sullo stesso pianerottolo della abitazione.
Sono certo che, “in interiore homine”, i familiari, la comunità locale e gli amici più cari dei due coniugi, non abbiano “rimosso” questo duplice delitto: chiedo perciò che il Procuratore della Repubblica di Teramo faccia tutto il possibile per riaprire le indagini.
Essendo stato l’Avv. Libero Masi un “principe del Foro di Teramo” ed un integerrimo e fedele operatore della Giustizia, sarebbe auspicabile un gesto di solidarietà e incoraggiamento da parte del Ministro della Giustizia Avv. Angelino Alfano e penso che sia un gesto davvero importante, quale atto di vicinanza alla comunità locale di Nereto e all’Ordine degli Avvocati e Procuratori della Provincia di Teramo, poichè questi lunghissimi dieci anni sono trascorsi in mezzo ad un inspiegabile e preoccupante silenzio, specialmente a livello nazionale, istituzionale e dei grandi Organi di Informazione che, dopo i primi giorni successivi al delitto, hanno abbandonato il caso a se stesso ed al suo mistero.
Roseto degli Abruzzi, 22.5.2015