Dopo essere scampate per due volte all’incendio andarono perdute
intorno al 1536 – come conseguenza della Riforma – le reliquie di Sunniva
– unica santa della chiesa norvegese, di cui Sigrid Undset nel 1934
delineò un mirabile, struggente ritratto in prosa. Era innamorata di Gesù,
la giovanissima regina irlandese del X secolo costretta a fuggire in
Norvegia. Oggi la sede ufficiale del suo culto è Bergen, ma è
l’affascinante isola di Selje il luogo dove lei approdò e lodò Dio
fino al martirio.
Pari per importanza ai più noti sant’Olav e sant’Halvard,
questa santa che si nascose in una caverna all’arrivo dei pagani ha la
grazia di giungere a noi per consegnarci il pathos immacolato di una
trepidazione femminile che non conosce mode né epoche. Purezza per
purezza, la cattolica novecentesca Undset doppiò la sua memoria, mirò alla
quintessenza della descrizione del paesaggio nordico e di una parola
fortemente pittorica pur di svelarci come in fondo la grande letteratura è
la gemella oggi dimenticata dell’ascesi.
Se Kristin figlia di Lavrans è il capolavoro riconosciuto di Sigrid
Undset, il successivo Santa Sunniva e gli uomini di Selje rappresenta la
gemmazione di quell’affresco, il lucidissimo specchio di un alto
medioevo – o di un’aurora boreale – dove ancora lampeggiano le nostre
più vere emozioni.
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