Giulianova. PARLA IL VIDEOMAKER CHE HA REALIZZATO I FILMATI DI COPERCOM PER FIRENZE 2015
“Le immagini aiutano il nuovo umanesimo”
Cinque video per introdurre le cinque vie di Firenze 2015. È il contributo delle ventinove Associazioni aderenti al Copercom per il quinto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana (9-13 novembre). Al tempo dei social media il ruolo delle immagini è predominante: veicolano messaggi, ma non si rischia di mettere in secondo piano contenuti e riflessioni? Ne abbiamo parlato con l’autore dei filmati Marco Calvarese (videomaker, fotografo e giornalista) e con Andrea Martella (ballerino e coreografo) che ha collaborato all’iniziativa editoriale.
Calvarese, come nasce il progetto?
“Dopo aver collaborato con Domenico Delle Foglie per altre iniziative del Copercom, mi ha proposto di realizzare alcuni video per Firenze 2015. Mi sono messo subito al lavoro con Andrea Martella e altri amici, con i quali condivido un cammino di fede e amicizia. Nel progetto editoriale sono stati coinvolti la giornalista Emanuela Vinai, monsignor Domenico Pompili (vescovo eletto di Rieti), suor Lucia Sacchetti (che opera nel rione Sanità di Napoli), Chiara Giaccardi (sociologa della comunicazione alla Cattolica di Milano), dom Bernardo Gianni (priore dell’Abbazia di San Miniato al Monte di Firenze). Con Delle Foglie abbiamo lavorato prima concettualmente, poi abbiamo trovato tutti quegli elementi che, anche visivamente, potessero comunicare al meglio le cinque vie del convegno: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare”.
Che esperienza è stata?
Calvarese: “È stata una grande sfida, anche perché, da credente, ho sentito tutta la responsabilità di affrontare questo lavoro per un convegno che rappresenterà un punto di riferimento nei prossimi anni. La realizzazione dei video mi ha permesso di crescere come professionista, confrontandomi con tematiche rilevanti”.
Martella: “Ho sempre lavorato in teatro. Una cosa del genere non l’ho mai fatta in passato. La cosa che più mi ha colpito è stata questa innovazione di legare l’arte, in questo caso la danza, a un’iniziativa religiosa. Insolita soltanto in apparenza. Un lavoro, speriamo, che serva ai giovani, innanzitutto. Vi è nei filmati tanta speranza, per chi vive le presenti difficoltà economiche. Mi sono messo in gioco anche per questo. E poi come negare la bellezza di generi artistici che si mescolano?”.
Calvarese, c’è un video o una situazione che colpisce di più?
“È bene precisare che sento questi cinque filmati come dei ‘figli’. È impossibile, per me, dire quello che preferisco. Sono tutti ricchi di contenuti. Ognuno può attingervi qualcosa di utile. Una cosa, però, la posso dire: senza nulla togliere agli altri, il fascino palpabile che ho sentito camminando per il rione Sanità e incontrando suor Lucia Sacchetti è innegabile. Pur con numerosi problemi, lì emerge una realtà diversa rispetto a quella che i media dipingono di solito. Ho cercato nel video relativo di mettere in luce gli aspetti positivi che ci sono, grazie anche a persone come suor Lucia Sacchetti, che si dedica al prossimo con l’aiuto delle consorelle. Non cerca di ‘cambiare’ la realtà, ma di ‘esserci’. Vedere dei ragazzi che si incontrano di pomeriggio per studiare insieme in uno spazio offerto dalle suore, vederli felici e orgogliosi per un sette preso in un compito in classe, fa ben sperare. Colpisce in suor Sacchetti la semplicità con cui affronta le situazioni più difficili. Ha un desiderio: avere un divano-letto per ospitare chi ha bisogno. Insomma, è entusiasmante raccontare la positività che ci circonda…”.
Al tempo dei social media il ruolo delle immagini è predominante: veicolano messaggi, ma non si rischia di mettere in secondo piano contenuti e riflessioni?
“È la scommessa odierna. Oggi dobbiamo confrontarci con un nuovo modello di comunicazione, che è quello dell’immagine. Non possiamo rimanerne distanti. È meglio utilizzare tutti i mezzi, perché il messaggio risulta più efficace. Inoltre, se tutti parlano la stessa lingua, tutti la comprendono. In questa direzione va il linguaggio delle immagini. Il nostro compito è modulare i messaggi attraverso le stesse. Riuscire, ad esempio, a far passare il nuovo umanesimo che la Chiesa italiana propone per il convegno nazionale anche con dei video è importante, altrimenti si è tagliati fuori dal mondo della comunicazione. Il messaggio non viene limitato ma amplificato dall’immagine. Non dobbiamo spaventarci”.
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