Italia

Il vescovo di Locri :”Credo che la nostra terra abbia bisogno di una più intelligente politica di sviluppo e programmazione”

 

di Domenico Logozzo *

 

 

 

GIOIOSA JONICA – “Il mio compito non è politico. Ma credo che la nostra terra abbia bisogno di una più intelligente politica di sviluppo e programmazione”. Ad affermarlo  è  mons. Francesco Oliva, vescovo calabrese di Locri-Gerace, in una intervista che appare nel numero di giugno del giornale della diocesi  “Pandocheion. Casa che accoglie”, diretto da Giovanni Lucà. “I problemi del territorio sono tanti e necessitano di progetti di ampio respiro”, ha aggiunto mons. Oliva, affermando che “le nostre  gravi povertà necessitano l’impegno di tutti. Non si può stare a guardare e neanche ci si può attendere la soluzione dagli altri, piangendosi addosso. Ognuno deve fare la sua parte”. Il vescovo invita tutti a partecipare al processo di cambiamento, per una programmazione dal basso, direttamente dal territorio. “Non possiamo pensare che i nostri problemi possano essere risolti da politici esterni. Certo qualche buon commissario aiuta a risolvere certi problemi. Ma non ci si può cullare. Sono convinto che nella nostra terra una maggiore coscienza cooperativistica possa essere di grande beneficio”.

 

L’intervista a mons. Oliva è inserita nella pagina di “approfondimento” sulla nascita dell’Unione dei  comuni della Valle del Torbido. Il consiglio dell’Unione dei sei comuni (Gioiosa Jonica, Mammola, Marina di Gioiosa Jonica, Martone, Grotteria e San Giovanni di Gerace) ha recentemente eletto presidente l’arch. Antonio Longo. Per il  neo-presidente “è una scommessa del territorio i cui risultati non possono essere raggiunti in breve tempo ma se, come è stato manifestato in vari incontri istituzionali, la volontà è quella di perseguirla con convinzione, i frutti non dovrebbero tardare ad arrivare. Per adesso l’Unione sicuramente è la vera novità in questo segmento di terra calabra, che si piange sempre addosso sperando che la soluzione dei nostri problemi dipenda solo da un altrove. Noi vogliamo che la nostra storia non ce la raccontino gli altri: e questa è un’esortazione per le nuove generazioni”.

 

E a questo proposito il vescovo ha detto: “Sono convinto che di fronte ai problemi del territorio occorre fare rete, oserei dire “fare partito”, creare convergenze, unirsi tra comuni e per aree d’interesse. I campanilismi non portano sviluppo”. La politica del fare, partendo dai servizi indispensabili, vitali. “Più che perdersi sui massimi sistemi – sottolinea  il vescovo di Locri -, il buon politico affronta i disagi di un territorio in cui difettano i servizi più essenziali. Se manca l’acqua nelle case, è inutile pensare a grandi progetti. Altrove si parla di ‘alta velocità’, qui ci si deve contentare se ancora transita l’antica ‘littorina’, o non chiude l’ufficio postale o rimangono aperte le scuole”.

 

A proposito della mancata presentazione delle liste, con il clamoroso caso di Platì e tutte le conseguenti polemiche, il vescovo afferma: “Ha molto sorpreso il fatto che in qualche paese non si è riusciti a formare neanche una lista in tempo elettorale. E’ vero: il fenomeno è segno di allontanamento della gente dalla politica e persino di sfiducia in essa, ma è non meno segno preoccupante di disinteresse alla cosa pubblica. Va recuperata la consapevolezza che si può governare mettendo da parte ogni tornaconto personale, che affrontare i problemi comuni ed impegnarsi in tal senso è nobile”. Richiamo ai guasti provocati dalla cattiva politica. “Il facile guadagno o il guadagno ad ogni costo, lo spaccio, la tangente, la raccomandazione, quanto più sono di moda, tanto più frenano lo sviluppo e tolgono la speranza nel futuro”.

 

E a proposito di speranza negata, il vescovo è preoccupato per  la mancanza di lavoro . “Sì, la grave disoccupazione, giovanile e non solo, è il grande problema della nostra terra”. La Locride, che sta girando in lungo e in largo, a quasi un anno dall’insediamento la descrive così: “Non mi è sfuggita la povertà di una terra troppo esposta alle calamità naturali, spesso costretta a lasciare emigrare i propri figli in cerca di pane e lavoro”. E sottolinea: “Tante cose mi hanno colpito favorevolmente. In particolare, l’affabilità e accoglienza della gente semplice, la vicinanza e preparazione dei sacerdoti, la bellezza del territorio, il grande patrimonio di arte e cultura presente nelle nostre chiese, la genuinità della pietà popolare, le diverse cooperative attivamente impegnate nel promuovere le risorse del territorio”. Insieme per lo sviluppo, con atti concreti, per sconfiggere le forze antisociali. “E’ difficile pensare che fenomeni come la ‘ndrangheta, la malavita organizzata, possano essere superati prescindendo da un’azione strategica contro le tante condizioni di povertà presenti”, conclude mons. Francesco Oliva.

*già Caporedattore del TGR Rai

 

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