Assergi 18.06.2015 – Il Presidente del Parco nazionale Gran Sasso – Laga, Arturo Diaconale, giudica “incomprensibili e strumentali” le accuse di immobilismo, integralismo e incapacità gestionale che sono giunte e continuano ad arrivare all’Ente, a mezzo stampa, da vari esponenti politici, sulle questioni della seggiovia “Le Fontari” e sul “Piano del Parco”. Nonostante l’amarezza, esprime comunque la volontà dell’Ente di chiarire e di confutare, a beneficio dell’opinione pubblica, alcuni fondamentali passaggi.
Sulla questione del Piano del Parco, va considerato che questo, redatto dall’Ente nel 1999, nel 2000 è stato trasmesso alle Regioni territorialmente competenti, le quali, a fronte dei 90 giorni previsti dalla Legge per l’adozione (art.12 comma 3 della Legge 394), hanno impiegato rispettivamente sei anni (la Regione Marche), cinque anni (la Regione Lazio) e quattro anni (la Regione Abruzzo). Dal maggio 2007 fino al luglio 2010, quando il Ministero dell’Ambiente ha designato l’attuale Presidente, Diaconale, si sono succedute tre fasi di commissariamento e, per far procedere l’iter del Piano del Parco oltre l’empasse imposto dall’assenza degli organi di governo, si è dovuto attendere l’insediamento di un Consiglio Direttivo, avvenuto solo nel gennaio 2015 dopo una vacatio durata otto anni.
Il Consiglio Direttivo ha affrontato in via prioritaria la questione, tant’è che già da alcune sedute sta esaminando i pareri che la Commissione Ufficio di Piano ha istruito in risposta alle 563 osservazioni pervenute, deciso a mantenere l’impegno programmatico di licenziare il Piano del Parco entro il mese di giugno 2015. Di qui un ruolo decisivo lo giocheranno nuovamente le Regioni che, d’intesa con i comuni, come previsto dalla legge, si auspica affronteranno celermente la questione, consapevoli dell’imprescindibilità del Piano del Parco per lo sviluppo del territorio.
Per quanto attiene al progetto di sostituzione della seggiovia “Le Fontari” occorre ricordare che, nella seduta del 29 maggio scorso, lo stesso Consiglio Direttivo del Parco ha deliberato un parere favorevole sul progetto, che ha rimesso alla Regione Abruzzo per le decisioni del caso.
Infine, sull’applicazione da parte dell’Ente delle più volte richiamate e stigmatizzate “norme di salvaguardia”, è utile sottolineare che il Parco è un Ente dello Stato chiamato per legge alla tutela dell’ambiente e a farsi presidio della qualità paesaggistica e della buona salute degli ecosistemi, oltre che della promozione di attività sostenibili, comunque in un’ottica di armonizzazione con le esigenze collettive di conservazione.
“In sintesi il Parco – conclude Diaconale – non può che essere favorevole allo sviluppo del Gran Sasso, al tal punto che ha progettato e portato a fase di realizzazione due aree faunistiche che daranno inedite opportunità di sviluppo ai due versanti della montagna. Senza contare che, nell’ambito di un progetto europeo, si stanno implementando le infrastrutture turistiche nell’area di Campo Imperatore, con la creazione di aree di parcheggio, il rifacimento dei sentieri erosi e l’apposizione di nuova segnaletica, oltre che dando un concreto sostegno all’economia pastorale. Alla luce di questo, e di quanto si sta facendo sul piano politico per recuperare i ritardi provocati dalla burocrazia, le esternazioni di questi giorni appaiono davvero incomprensibili”.