Apprendo con estremo piacere la richiesta di dimissioni avanzata nei
miei confronti dal Senatore di Forza Italia Fabrizio Di Stefano.
Accolgo felicemente l’input in quanto, evidentemente, è la prova che il
mio operato e quello della intera giunta regionale procede, anche se non
senza difficoltà, nella giusta direzione. Siamo ancora in attesa di
conoscere l’operato delle varie destre, ad esempio, nei lunghi 66 mesi
di governo regionale politicamente coincidente, in maniera prevalente,
con quello nazionale. Dalla fine del 2008 al 2014, per esempio, quando
la stragrande maggioranza dei procedimenti sono stati formarti e
conclusi, quando si è di fatto concretizzata la “deriva
petrolifera”.
Apprezzo, da sempre e in generale, la libera e convinta manifestazione
delle proprie opinioni, tanto da parte di un alto rappresentante delle
istituzioni quanto se proveniente dal semplice cittadino. In Italia,
questa grande possibilità la dobbiamo a chi si è strenuamente battuto,
anche a costo della propria vita, per la conquista delle libertà di
opinione e di espressione. Un diritto che ora appare tanto sacrosanto
quanto scontato; un diritto che solo 80 anni fa costituiva una pura e
semplice chimera.
Ora come allora resisteremo. Come fecero i nostri avi, che non si
piegarono ai voleri di dittatori senza scrupoli e potentati economici,
allora mascherati da neri ed inquietanti orbaci.
Avremmo nutrito serie preoccupazioni qualora dal Senatore, in gioventù
particolarmente attivo nel Fronte della Gioventù e nel FUAN, ci fossero
arrivati complimenti o apprezzamenti. Naturale, dunque, respingere al
mittente la sua richiesta. Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe
dimettersi quando erra o pecca, o quando non opera per il bene comune,
ovvero quando omette azioni dovute o, peggio, trama nell’oscurità.
Taluni, invece, sono stati dimessi dalla storia.
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