Dagli hamburger di zebra e di coccodrillo alla nostrana carne di coniglio,
Expo ha sempre più l’aspetto di una maxi-fiera zootecnica. Ma lo sforzo
di rilanciare a tutti i costi il consumo di carni (tradizionali e non)
contrasta con l’evoluzione dei gusti e della sensibilità degli italiani. Lo
sostiene la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente –
alla quale aderiscono una quarantina di associazioni animaliste, tra cui
Enpa, Lav, Oipa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Lega del Cane –
richiamando l’attenzione sui dati presentati oggi degli stessi allevatori
di conigli: un “crollo” del numero dei capi, del 47 per cento in 25 anni, e
del consumo, stimato a circa un chilo di carne pro capite, benché
l’Italia resti il secondo produttore mondiale dopo la Cina. Dati del genere
non sono spiegabili con fattori puramente economici, ma dipendono dal
mutamento culturale in corso. Oggi molti italiani che convivono con un
animale da compagnia (il 2,9 per cento secondo l’Eurispes) scelgono il
coniglio, una creatura socievole e sensibile, che è in grado di stabilire
un forte legame con le persone: ci sono sempre più “amici a quattro
zampe” e sempre meno “conigli in salmì” e “colletti di lapin”. E questo è
un fatto positivo.
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