Non è una polemica giornalistica quella che si sta sollevando in questi giorni sulla fusione tra le Camere di Commercio di Chieti e Pescara, da quello che abbiamo avuto modo di ascoltare in consiglio camerale c’è una lettera indirizzata alla Corte dei Conti, oltre alle perplessità espresse da diversi consiglieri camerali che non sono tra i dieci firmatari della lettera.
La CNA di Chieti, che da sempre è favorevole alla fusione delle Camere di Commercio di Chieti e Pescara, è sorpresa dall’interesse e la presa di posizione dei dieci consiglieri camerali che adesso chiedono più trasparenza e meno fretta nel processo di fusione.
Ricordiamo con rammarico, che quando queste stesse osservazioni furono fatte da noi della CNA nelle sedi opportune (il consiglio camerale) e a tempo giusto (quando la fusione doveva essere votata), non siano state condivise.
In tanti ci hanno riconosciuto la coerenza nelle nostre posizioni, ciò nonostante siamo stati definiti dei panda in estinzione che prendevano delle posizioni isolate per l’astio di non aver raggiunto i risultati sperati.
Speriamo che oggi qualcuno veda in quelle nostre posizioni lungimiranza e interesse nei confronti della Camera di Commercio di Chieti e delle imprese che essa rappresenta. Lungimiranza che gli altri solo ora hanno percepito.
C’è una cosa che condividiamo con il comunicato del Presidente della Camera di Commercio di Chieti Roberto Di Vincenzo, figlio dell’indimenticato Presidente della Camera di Commercio di Chieti Dino, i due consigli camerali di Chieti e Pescara sono entrambi costituiti dalle stesse associazioni di categoria, ma a questo punto è evidente la scarsa comunicazione fra le associazioni delle due province, ancora più grave la mancanza di fiducia sull’altrui operato. Questo è un problema molto grave che andrebbe risolto ancor prima della fusione.
Sulla commissione da costituire, composta dalle due strutture camerali per effettuare la verifica dei bilanci, va precisato che nessuna decisione è stata presa dal consiglio. Non vi è stata una votazione ma sono state espresse solo opinioni.
Concordiamo con il Presidente che interessi personali siano dannosi per il nostro paese e fanno parte di una Italia che tutti vogliamo rifiutare, ma ci viene da pensare che la sua elezione sia stata il risultato del soddisfacimento di quegli interessi; altrimenti come si spiega la modifica allo statuto camerale, apportata nell’ultimo consiglio camerale, per consentire di nominare un terzo vice presidente?
Questa era una necessità, una esigenza della Camera oppure il dovere di rispettare accordi presi in precedenza per garantirsi l’elezione alla presidenza?
A questo punto, a fusione già deliberata, chi scioglierà i nodi delle tante perplessità poste tardivamente l’interrogazione parlamentare, l’operato del tavolo paritetico, tavolo costituito dai rappresentanti delle associazione delle due camere o la costituenda commissione dei tecnici delle due camere?