La delega che consente l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato, contenuta nella riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, non è una riforma, ma una controriforma che fa arretrare la cultura e la civiltà del Paese. Per questo la Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente – alla quale aderiscono una quarantina di associazioni animaliste, tra cui Enpa, Lav, Oipa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Lega del Cane – chiede al governo di non esercitare la delega nel senso di un assorbimento del Corpo, definito “eventuale” dalla legge stessa, ma di una razionalizzazione e revisione organizzativa che garantisca l’innalzamento degli attuali livelli di prevenzione e repressione dei reati a danno degli animali, di presidio dell’ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare con la piena salvaguardia delle professionalità, delle specializzazioni e delle funzioni esistenti.
Dal punto di vista organizzativo, completano lo sfascio del sistema di vigilanza ambientale, e venatoria, le disposizioni del decreto enti locali, approvato nei giorni scorsi, sulla polizia provinciale, destinata ad un probabile “spezzatino” tra Regioni e città metropolitane con “funzioni di polizia municipale”. Chi si occupava di tutelare l’ambiente andrà a dirigere il traffico. Il tutto in un contesto caratterizzato da un’altra riforma in chiaroscuro (più scuro che chiaro): l’introduzione della non punibilità per tenuità del fatto, che indebolisce la tutela penale degli animali.
Nonostante gli errori compiuti, il governo ha ancora la possibilità di evitare almeno il paradosso: in un Paese come l’Italia, primo in Europa per biodiversità, dove si consuma un reato ambientale ogni quaranta minuti, dove le frodi alimentari sono all’ordine del giorno, dove i casi di maltrattamento ed uccisione di animali non si contano, sarebbe assurdo sopprimere di diritto o di fatto il Corpo specializzato nella repressione di questi delitti. E’ ipocrita parlare di riduzione dei costi (tra l’altro rimangono in piedi in Corpi forestali di Regioni e Province autonome) e vagheggiare risparmi che non ci saranno, o saranno irrisori, ed ancor più grave è lasciar credere che l’accorpamento non avrà conseguenze pratiche sulla tutela del territorio e della nostra biodiversità. E’ vero esattamente il contrario. Ecco perché ci risulta incomprensibile l’ostinazione del governo, forse preoccupato di assecondare le pressioni dell’Unione europea sull’omologazione delle forze di polizia o, peggio ancora, condizionato dalle tante lobby economiche che sentono come un fastidio le verifiche e i controlli.
Ma non è detta ancora l’ultima parola. Noi continueremo la nostra battaglia perché il governo ci ripensi e il Corpo forestale dello Stato resti.