Alla serata di premiazione la protagonista de “La grande abbuffata”
Andréa Ferréol la popolare attrice francese protagonista di tantissimi film di successo sarà la madrina della 20^ edizione del Premio Internazionale di Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo che si svolgerà a Teramo per quattro settimane a cavallo tra settembre e ottobre. L’indimenticata protagonista del film La grande abbuffata sarà a Teramo sabato 10 ottobre per partecipare alla Gran Cerimonia di premiazione per la consegna degli Esposimetri d’Oro che, dopo la parentesi della passata edizione, tornerà a svolgersi presso il cineteatro Comunale di Teramo a partire dalle ore 17:00.
Il Premio Di Venanzo, organizzato come sempre dall’Associazione culturale Teramo Nostra guidata dal presidente Piero Chiarini, è intitolato al più grande autore della fotografia cinematografica italiana, il teramano Gianni Di Venanzo (Teramo 18 dicembre 1920, Roma 3 febbraio 1966), che seppure morto giovane, a soli 46 anni, ebbe modo di esprimere le sue notevoli qualità rendendo immortali i film di Antonioni, Fellini, Rosi, Lattuada, Risi e tanti altri.
Dopo l’anteprima di venerdì 28 agosto a Giulianova dedicata alla Grande Guerra, l’11 settembre prossimo ci sarà la presentazione ufficiale della manifestazione presso l’Università degli studi di Teramo.
Ricordiamo che il Di Venanzo celebra ogni anno a Teramo gli autori della Fotografia cinematografica, individuando tramite la giuria presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi i vincitori di quattro categorie: Fotografia Straniera, Fotografia Italiana, Carriera e Memoria. A loro viene assegnato l’Esposimetro d’Oro. Ma vengono assegnati anche altri due riconoscimenti: Targa speciale fiction tv “Peppe Berardini” e Targa speciale della Giuria “Marco Onorato”.
Andréa Ferréol, nata ad Aix-en-Provence il 6 gennaio 1947, è una delle attrici più famose del cinema europeo ed ha lavorato e continua a lavorare molto in Italia e in Francia nella sua lunga carriera. Si è rivelata all’attenzione mondiale del cinema nel 1973 grazie ad uno dei suoi primi film, La grande bouffe – La grande abbuffata di Marco Ferreri, molto discusso e criticato all’epoca alla sua presentazione a Cannes, ma baciato subito dopo dal successo internazionale di pubblico. La Ferréol in quel film è l’unica donna dell’orgia di cibo e sesso in un cast di mostri sacri e di celebri seduttori dello schermo: Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Philippe Noiret.
Nel corso della sua attività ha lavorato sempre con ottimi registi, da Francesco Rosi a Ettore Scola, da Francois Truffaut a Rainer Werner Fassbinder, da Mario Monicelli a Peter Greenaway. Subito dopo l’esordio cinematografico nel 1972 con il film Il clan dei Marsigliesi-Lo scomunicato, arriva il successo internazionale con La grande abbuffata e la Ferréol diventa immediatamente un’attrice molto richiesta.
“In patria – come riporta l’Enciclopedia del Cinema della Treccani, nella voce curata da Francesco Costa – è stata la logorroica Noémie, brutalmente assassinata da tre criminali, nel feroce Le trio infernal (1974; Trio infernale) di Francis Girod; in Germania ha impersonato la petulante Lydia in Despair (1977) di Fassbinder; ma è soprattutto in Italia che le sono stati offerti i ruoli più congeniali, soffusi d’affettuoso erotismo, dolenti e spiritosi allo stesso tempo. Si è fatta notare in Scandalo (1976) di Salvatore Samperi, con Lisa Gastoni e Franco Nero, e si è distinta poi, accanto a Giancarlo Giannini e Goldie Hawn, in Viaggio con Anita (1979) di Monicelli. Ha ricoperto un ruolo breve, ma scabroso in Il tamburo di latta (1979) di Volker Schlöndorff e ha interpretato una costumista lesbica in L’ultimo metrò (1980) di Truffaut. In Tre fratelli (1981) di Rosi è stata la moglie del giudice impersonato da Philippe Noiret; ha recitato quindi in un ruolo di spicco in La ragazza di Trieste (1982) di Pasquale Festa Campanile. In Il mondo nuovo (1982) di Scola, è stata particolarmente convincente nei panni della vedova Adelaide Gagnon, soggiogata dal consunto fascino di un ormai vecchio Casanova. Nel cinema italiano è sempre rimasta particolarmente attiva: ha dato il suo volto a Pica, la madre del ‘poverello’ d’Assisi, in Francesco (1989) di Liliana Cavani. Negli anni Novanta ha offerto una buona prova nel ruolo dell’asfissiante Marguerite, giocato su toni d’irresistibile comicità, in Sono pazzo di Iris Blond (1996) di Carlo Verdone; successivamente ha diradato la sua presenza sul mercato italiano per lavorare essenzialmente in patria, sia per il cinema sia per la televisione.”