Sul numero e sulla situazione dei minori fuori famiglia i dati non sono né aggiornati né sufficienti, ma da quelli disponibili emergono “gravi criticità”. Lo sostiene Massimo Rosselli del Turco, direttore dell’Istituto studi parlamentari (ISPA) dell’Associazione nazionale familiaristi italiani (ANFI), audito oggi, nell’ambito dell’indagine sui minori fuori famiglia, dalla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla. “Abbiamo bisogno – sottolinea quest’ultima – di informazioni precise ed aggiornate sul numero e sulla condizione di minori particolarmente esposti e che il nostro sistema fatica ad accogliere con standard adeguati. Quello dei minori fuori famiglia non può restare un universo sconosciuto”.
“In sostanza – osserva Rosselli Del Turco – i dati più recenti risalgono al 2012 e sono stati raccolti con modalità discutibili, per esempio affidando il compito agli educatori stessi delle comunità. Consentono comunque di fissare in circa 30 mila il numero dei minori fuori famiglia, di cui il 50 per cento circa in affidamento familiare e il 50 in servizi residenziali e di scattare delle istantanee preoccupanti: il 61 per cento dei bambini tra 0 e 2 anni è accolto in case famiglia e solo il 39 in affidamento familiare, il 18 per cento dei minori che entrano in comunità perdono del tutto il contatto con i fratelli, il 18 per cento li vede solo qualche volta l’anno, un terzo perde i contatti con il padre e il 16 per cento con la madre, sono veri e propri orfani di genitori vivi il 26 per cento degli affidamenti supera i 24 mesi previsti in via ordinaria dalla legge”.
Le perplessità sui dati e le preoccupazioni per certe criticità sono condivise da Giovanni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità per minori, che tuttavia, nella sua audizione, introduce alcuni correttivi. “Parte degli affidi – ricorda – sono intrafamiliari, cioè a parenti. Vi è d’altra parte un sensibile aumento, nei servizi residenziali, di minori “ritornati” dopo il fallimento di esperienze di affido o addirittura adottive, casi spesso “difficili” che necessitano di terapia psicologica. Il fatto che in altri paesi europei, alcuni dal welfare più sviluppato del nostro, vi siano molti più minori fuori famiglia (133 mila in Francia, 111 mila in Germania, 60 mila nel Regno unito) suggerisce che vi sia una minore capacità del nostro sistema di intercettare il bisogno. Del resto le rette, che si aggirano mediamente sui 90-100 euro al giorno, sono insufficienti a garantire gli standard di altri Paesi dove, come in Francia, la media è 200 euro al giorno”. Da ridimensionare, secondo Fulvi, l’aspetto quantitativo del fenomeno dell’allontanamento dalle strutture di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (oltre 5 mila le “sparizioni” segnalate) in quanto molti casi sarebbero riconducibili a errori nelle trascrizioni delle generalità. Ma il problema esiste e l’allarme rimane: “A Roma sappiamo di minori egiziani che si prostituiscono e spacciano”. “Quale destino è riservato a questi 5 mila minori arrivati nel nostro paese e letteralmente spariti nel nulla? Dove sono finiti? Ricordo che lo Stato italiano ne è direttamente responsabile”. Conclude l’on. Brambilla