Ieri notte in Consiglio regionale Luciano D’Alfonso, con un sub-emendamento presentato dal fido Camillo D’Alessandro, ha cancellato og ni traccia di democrazia in Regione svuotando completamente il Consiglio regionale come luogo di confronto e scontro sui provvedimenti.
Una “riforma” del genere – che cambia radicalmente le regole del gioco – andrebbe discussa nelle commissioni e dovrebbe essere oggetto di dibattito largo nella società e nella politica regionale. Invece, sapendo che si tratta della madre di tutte le future porcherie, D’Alfonso e la sua corte dei miracoli hanno proceduto con un blitz notturno.
Bisogna essere onesti: la destra, anche quella di provenienza missina, ha governato la Regione Abruzzo più volte ma mai gli era venuto in mente di svuotare il Consiglio Regionale con norme degne di un regime autoritario.
Nell’attuale ordinamento il Presidente ha già poteri enormi e su gran parte delle materie neanche deve passare attraverso il voto del Consiglio Regionale.
Evidentemente a Luciano D’Alfonso non basta. Più passa il tempo e più diventa insofferente per quelle sedute che già anni fa definiva “palude”, soprattutto quando in Comune qualcuno come me gli impediva di mantenere impegni assunti con qualche amico imprenditore.
D’Alfonso per la democrazia ha sempre avuto una certa idiosincrasia preferendo le folle che applaudono ai suoi monologhi sovente incomprensibili alle discussioni pubbliche in cui corre il rischio di essere contraddetto.
D’Alfonso non fronteggia oggi un’opposizione feroce come quella che facemmo a Gianni Chiodi. Eppure la trova comunque fastidiosa. E deve attribuirsi il potere di neutralizzarla insindacabilmente in qualsiasi momento lui voglia.
Spero che Sel e IdV a cui ho mandato sms aggiungano la loro voce alle opposizioni che hanno ragione a opporsi e che nel PD ci sia qualcuno con un minimo di decente coscienza democratica.
Trovo davvero grave che il Presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio che dovrebbe essere garante di tutti abbia deciso di passare alla storia come quello che ha messo il cartello “fuori uso” sul Consiglio regionale quale organo sovrano e autonomo.
E’ sbagliato anche fare paragoni con i regolamenti parlamentari perché qui si va oltre qualsiasi “ghigliottina”. Non è nemmeno un organo dotato di terzietà a decidere ma direttamente la facoltà di cancellare qualsiasi opposizione è direttamente in capo all’esecutivo.
Il renzismo, in mano ai ras locali come D’Alfonso, produce dei mostri.
Questa volta la dalfonsata è proprio grossa e chi è di sinistra non può far finta di non accorgersene. C’è bisogno che in tante e tanti sollevino la voce per fermarlo prima che sia troppo tardi.
Il problema non è il giudizio sull’attuale opposizione ma sul fatto che ci possa essere una qualche opposizione e che non vi sia un “uomo solo al comando” senza contrappesi istituzionali.
Mi dispiace per Sel e Mario Mazzocca ma una cosa del genere non può essere liquidata con un’astensione. Che facciamo parte dell’ANPI per sport?
Come fa Mario Mazzocca a dichiarare: «L’intenzione della maggioranza non è di imbavagliare le opposizioni, ma di evitare che diventi una consuetudine portare i consigli regionali a durare 24 ore e non bloccare l’operatività dell’assemblea»? Questo significa coprire quanto sta facendo D’Alfonso e schierarsi dalla sua parte minimizzando la portata della peggiore proposta mai posta al voto da quando è stata istituita la Regione.
LA BUFALA DEL PIEMONTE
Camillo D’Alessandro e il presidente del Consiglio Di Pangrazio raccontano balle dicendo che è una norma già in vigore in Piemonte. Non è vero. Oltre che ladri di democrazia dicono pure bugie? Basta andare sul sito della Regione Piemonte per accorgersene.