Il Washington Post ha rappresentato per anni milioni di americani convinti di appartenere a un mondo moderno ma anche conservatore. Forse l’accoppiamento puo’ confondere.L’era moderna non ama il conservatore che =come la parola spiega = e’contrario a innovazioni e a riforme.L’era moderna,invece,sembra voler adottare tutto il contario,ossia innovare e riformare. Non meravigliatevi,allora,se vi dico che negli Stati Uniti I giornali che vanno per la maggiore seguono proprio questo sistema (chiamiamolo pure cosi’ perche’ in sostanza si tratta proprio di un sistema).
E per la stessa ragione non meravigliamoci se proprio il Washington Post ha deciso di prendere di petto il Vaticano e quindi il suo leader. Forte di un
esercito di preti e vescovi e di una armata di milioni di cattolici americani che la pensano come il giornale, il Washington Post ha detto chiaro e tondo:Bergoglio stai
entrando in una palude malsana con una “rivoluzione” della quale forse ti pentirai. Il giornale si riferisce alla decisione del papa di cambiare dopo tre
secoli il processo per annullare i matrimoni cattolici. Basta una firma del vescovo per velocizzare la pratica.
Cosi’,nel giro di breve tempo,si e’ formato negli Stati Uniti un folto gruppo di “nemici interni” del papa,ormai definito
“too liberal”.
Il cardinale Raymond Burke,a capo di altri cardinali americani attenti alla Dottrina della Chiesa, si sono dichiarati oppositori
della “ventata” liberale di Bergoglio.
“Il potere del pontefice – ha detto Burke – non e’ ”assoluto” e il papa non ha il potere di cambiare la dottrina”.
Parole pesanti.
Benny Manocchia