Il comitato invita la Regione Abruzzo ad opporsi all’attuazione dello “Sblocca Italia”
nella Conferenza Stato Regioni in programma per il 9 settembre
Il comitato “Zero Waste Teramo” manifesta pubblicamente il proprio dissenso verso l’art. 35 della legge “Sblocca Italia”, che prevede 12 nuovi impianti di incenerimento rifiuti sul territorio nazionale, fra cui uno nella Regione Abruzzo. Pertanto, chiede al Governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso e al Consiglio Regionale di opporsi alla sua attuazione nella Conferenza Stato Regioni in programma per il 9 settembre, in quanto lesivo dell’autonomia e degli interessi regionali.
L’articolo 35 del D.L. 133 del 12 settembre 2014 “Sblocca Italia” interferisce con i programmi regionali e interviene sull’autonomia della Regione Abruzzo, prevedendo un impianto di incenerimento nel territorio abruzzese non contemplato dal Piano Regionale Rifiuti di cui alla legge regionale 45 del 2007. Secondo il comitato “Zero Waste Teramo”, in questa legge gli inceneritori sono capziosamente definiti “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale”, per autorizzare il Consiglio dei Ministri a decidere in merito, provocando un ulteriore innalzamento dell’inquinamento atmosferico (metalli pesanti, diossine, particolato ultra-fine) con gravi ricadute per la salute e per l’economia, e azzerando l’impegno dei cittadini virtuosi che adottano le buone pratiche della raccolta differenziata e della riduzione della produzione dei rifiuti.
«Il territorio abruzzese è già abbondantemente martoriato dall’inquinamento da rifiuti, avendo sul suo territorio, densamente abitato e a prevalente vocazione turistica, la discarica abusiva di rifiuti tossici più grande d’Europa, con ricadute negative sull’ambiente e sulla salute», ha specificato il presidente del comitato Zero Waste Teramo, Luciana Del Grande. «Gli inceneritori sono infrastrutture “pesanti”, molto costose, che richiedono alimentazione con flussi di indifferenziato garantiti per 25 anni, deprimono la Raccolta Differenziata e, per ammortizzare l’investimento, inducono a produrre sempre più rifiuti. Inoltre non risolvono l’annoso problema delle discariche poiché producono scorie solide pari a circa il 10% in termine di volume e al 20-25% in termine di peso dei rifiuti bruciati, oltre a ceneri per il 5%. Si tratta in gran parte di rifiuti speciali e come tali vanno stoccati in adeguate discariche. Si renderanno per questo necessarie due tipologie di strutture: una per lo smaltimento delle ceneri volanti e una per le scorie».
Lo schema di Decreto è in netta contrapposizione con le normative europee che puntano sull’Economia Circolare, come previsto dalla Direttiva CEE 98/2008, che stabilisce una precisa gerarchia dei rifiuti, che vede le seguenti azioni riguardo una corretta e virtuosa gestione della “risorsa rifiuto”: 1) riduzione; 2) recupero; 3) riciclo; 4) riuso. Sono azioni che preludono ad una sostanziale diminuzione della produzione dei rifiuti, propedeutiche alla conseguente diminuzione dello “smaltimento” dei rifiuti. Il mancato rispetto di tale gerarchia, e del raggiungimento degli obiettivi fissati per la percentuale di raccolta differenziata, provocherebbe automaticamente procedura di infrazione, che il Paese sta già pagando per varie centinaia di milioni di euro.
Rimangono in secondo piano le tante evidenze, di cui il territorio abruzzese è ormai ricchissimo, di distretti anche vasti che arrivano alla minimizzazione del rifiuto avviato a discarica grazie a quanto avviene a monte: ottimizzazione continua della raccolta differenziata, programmi di riduzione, introduzione dei sistemi di tariffazione puntuale, ecc. Questa “flessibilità” di sistema verrebbe messa a repentaglio dalla necessità di alimentare un inceneritore. In molti Comuni della Regione Abruzzo, e in particolare nel territorio teramano, realtà virtuose che puntano sulle buone pratiche e che già fanno registrare obiettivi del 60%-70% di RD (che prevedono obiettivi superiori al 70-75% oltre ai piani di prevenzione rifiuti) sarebbero costrette a rivederli al ribasso, visto che con l’articolo in parola si assume il conseguimento del 65% di RD e non un punto di percentuale in più.
Esistono sistemi operativi alternativi, “Fabbriche dei Materiali”, ovvero impianti a freddo con recupero di materia praticabili e praticati, che costano molto meno, si costruiscono più velocemente, comportano più posti di lavoro, non inquinano e permettono di risparmiare energia in quantità tripla. Sono impianti che, combinando sistemi di selezione e di stabilizzazione biologica, possono essere agevolmente e progressivamente convertiti in impianti di trattamento dell’organico pulito (per farne compost) e dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata (per valorizzarli sul mercato delle materie di recupero).
«Se questo tentativo passasse», ha concluso il presidente del comitato” Zero Waste Teramo”, Luciana del Grande, «si brucerebbe l’opportunità di estendere sempre più le buone pratiche verso rifiuti zero. Queste sono decisive non solo per la tutela sanitaria ed ambientale delle comunità e dei territori, ma addirittura per la nostra intera economia, bisognosa delle materie primarie e secondarie contenute nei rifiuti. Per tutte queste motivazioni, il comitato “Zero Waste Teramo” dice “no” agli inceneritori».