Per l’incompletezza e la disomogeneità delle informazioni fornite dalle
Regioni, non è ancora possibile pubblicare dati nazionali sui minori fuori
famiglia completi, aggiornati al 2013 e confrontabili con quelli degli anni
precedenti, ma il fenomeno appare “sostanzialmente stabile” sia in
termini numerici complessivi (circa 30 mila unità) che nel rapporto
“equilibrato” tra accolti in affido familiare e in servizi residenziali. Lo
ha detto il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Franca
Biondelli, durante l’audizione odierna davanti alla commissione
parlamentare
per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria
Brambilla, nell’ambito dell’indagine sui minori fuori famiglia.
“Spiace – ha sottolineato la presidente on. Brambilla – la scarsa
attenzione mostrata da alcune Regioni. Il tema meriterebbe ben altro
impegno”.
Praticamente solo le Regioni del Centro-Nord (Piemonte, Val d’Aosta,
Lombardia, Province di Trento e di Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia,
Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria) hanno risposto al
questionario lanciato dal ministero del Lavoro con dati omogenei e
confrontabili:
tra il 2012 e il 2013 si può constatare un piccolo aumento, da 15.196 a
15.532 accolti. Si conferma anche, dai dati nazionali disponibili, “la
distribuzione sostanzialmente equa” tra servizi residenziali e affidi
familiari che sono comunque più diffusi nelle regioni centrosettentrionali.
Un altro dato caratteristico, benché sia stato possibile censire solo una
parte dei minori stranieri non accompagnati, è l’aumento della presenza
straniera nei servizi residenziali: nel 2013 praticamente un ospite su tre
era straniero, con un raddoppio dell’incidenza rispetto al 1998 (33
contro 16 per cento). Comunque, hanno assicurato sia il sottosegretario che
il direttore generale per l’inclusione e le politiche sociali, Raffaele
Tangorra, prosegue l’impegno del ministero per raccogliere ed integrare i
dati con l’obiettivo di pubblicare presto numeri nazionali più precisi.
In tre Regioni (Piemonte, Emilia Romagna e Campania) è stata anche lanciata
una rilevazione sperimentale sulla qualità e sugli esiti
dell’accoglienza. In tutte l’esito prevalente dell’affidamento familiare
risulta essere il ritorno nella famiglia di origine (rispettivamente 37
per cento dei casi, 35 per cento e 46 per cento).
“Spiace – commenta la presidente Brambilla – che la mancata collaborazione
di alcune Regioni, purtroppo quasi sempre le stesse, ci impedisca di
disporre fin d’ora di un quadro aggiornato e attendibile del fenomeno.
L’attenzione dovrebbe essere proporzionale alla delicatezza del tema,
invece così non è”.
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