Cultura & Società, Teramo e Provincia

Teramo. “Tradimenti” capolavoro di Pinter, un’impresa non facile per il regista Placido

 

di Alessia Stranieri

La pièce teatrale “Tradimenti”di Harold Pinter che vede protagonista Ambra Angiolini, insieme a Francesco Scianna e a Francesco Biscione, regia di Michele Placido, ha aperto la stagione di prosa 2015/2016 della Società della Musica e del Teatro della “Primo Riccitelli”di Teramo con grande partecipazione di pubblico. Sono ormai lontani i tempi in cui l’Angiolini vestiva i panni di lolita nel programma “Non è la Rai” e dei fantomatici auricolari con cui il suo pigmalione, Gianni Boncompagni, vox populi, la pilotava nella conduzione dando vita ad un personaggio che divenne un vero fenomeno di costume, lanciandola nel mondo dello spettacolo. Sì perchè la quindicenne irriverente ne ha fatta di strada. Conduttrice, cantante, attrice, una carriera in continua ascesa, dimostrando di non essere solo la ragazzina antipatica e megalomane del piccolo schermo. Ambra è cresciuta professionalmente tra tv, radio, cinema e teatro, ottenendo

anche diversi riconoscimenti. Nello spettacolo teatrale “Tradimenti” di Pinter, Ambra è impegnata nel ruolo di Emma, la protagonista di una storia che si dipana a ritroso, dal 1977 al 1968. L’opera si apre presentando la fine del rapporto extraconiugale tra Emma e Jerry e si chiude mostrando l’inizio della loro relazione quando si dichiararono l’un l’altro per la prima volta. Nello scorrere delle scene si rivela a poco a poco il loro rapporto e il protrarsi dei tradimenti di Emma nei confronti di suo marito Robert con Jerry, suo amante. Lei, manager di una galleria d’arte, tenta di fuggire da un matrimonio insoddisfacente e si concede un rapporto di distrazione; lui, Jerry, agente letterario e scrittore, è un illuso romantico che, spinto dalla pulsione amorosa, tradisce l’amico Robert e la moglie Judith, senza accorgersi di essere l’unico a rimanere all’oscuro della verità. Robert, infatti, il marito e amico tradito, forse il più perspicace dei tre, si accorge dell’infedeltà della moglie e, con fredda lucidità, la porta a confessare. E dopo la confessione, che ne è stato del matrimonio? È andato avanti, infelice. Michele Placido, regista, indaga sul ménage à trois, svelando di scena in scena la stanchezza dei rapporti e la banalità di cercare altrove la soluzione alle proprie insoddisfazioni: dell’apparente libertà conquistata non rimarranno che dei rapporti falliti. Nonostante l’indiscutibile impegno, la rappresentazione scenica di uno dei maggiori testi del drammaturgo inglese perde la forte tensione drammatica e ne esce a tratti appiattita. Con i pochissimi elementi scenici e l’uso essenziale delle luci si è raggiunto l’intento di

convogliare l’attenzione sulla girandola di bugie e sulla clandestinità della relazione di Emma e Jerry, ma non sono chiarite appieno le scelte dei protagonisti, in particolare del marito tradito che, nonostante la rivelazione, mantiene in piedi un matrimonio di apparenza e un’amicizia di convenienza. La rappresentazione non sembra aver soddisfatto le aspettative della platea inizialmente entusiasta. Al termine dell’unico atto, delineato da un ritmo lento e monocorde, assolutamente privo di spessore e del tipico humor british, il pubblico ha infatti lasciato trasperire una diffusa incredulità e insoddisfazione.

(C) Alessia Stranieri

 

 

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