Riforme necessarie ma no agli annunci e alle decisioni calate dall’alto.
I lavoratori bancari per la buona finanza. Basta alle speculazioni e alle accuse ingiustificate.
«La riforma del sistema del credito è quanto mai urgente».
Il Presidente del Consiglio annuncia la riforma del sistema creditizio.
Siamo d’accordo. Ma quale riforma e con quali obiettivi.
Vorremmo discuterne e partecipare. Per questo unitariamente tutte le Organizzazioni sindacali di Categoria hanno da tempo richiesto l’apertura di un tavolo di confronto con il Governo.
“C’è pieno interesse del governo a che tutte le autorità preposte facciano tutti gli sforzi per chiarire le responsabilità del passato. Vediamo di buon occhio che il Parlamento apra commissioni di indagine su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi anni”.
Siamo d’accordo. Si dia il via alla commissione parlamentare di indagine ma si chiariscano bene poteri e finalità.
Siamo contrari a dichiarazioni ad effetto che non entrano nel merito e a ventilate riforme che non coinvolgono preventivamente anche le rappresentanze dei lavoratori.
Che non si faccia come per il c.d. Jobs Act. Riforme che stanno incidendo sul lavoro e sui lavoratori senza intervenire sui ritardi e sui limiti strutturali del Paese.
CGIL e FISAC hanno ripetutamente chiesto l’apertura di un tavolo con il Governo sulla riforma del sistema bancario.
Già dal 2013 CGIL e FISAC hanno presentato il Manifesto per la buona finanza – Le banche al servizio del Paese, con sette proposte per crescita e occupazione:
- “regolamentare la finanza strutturata e i derivati”
- “riordino delle autorità di vigilanza, delle fondazioni bancarie e della governance delle banche”
- “separazione tra banca commerciale e banca d’affari”
- “ridefinizione del ruolo della Bce nella politica monetaria e nella vigilanza bancaria”.
- “favorire la legalità e la finanza sostenibile: trasparenza e incentivazione della tracciabilità”.
- “Riduzione dei compensi percepiti dal Top Management”
- “Armonizzazione della fiscalità, in un settore in fase di riorganizzazione, a livello europeo ed uso della liquidità presente nel sistema per fare ripartire gli investimenti”.
Abbiamo da tempo proposto di prevedere una black list dei prodotti a rischio. Sarebbe ora che il Governo ne prevedesse l’obbligo, inserendone la previsione nell’atteso emendamento al provvedimento c.d. “ salva banche “.
Non condividiamo gli attacchi indiscriminati a Banca d’Italia. Non a caso avevamo anche richiesto il rafforzamento dei poteri della Vigilanza, ivi compreso quello di potere rimuovere i vertici ritenuti inadeguati.
Dal 1° agosto 2013 è in vigore una comunicazione della Commissione UE dove si chiarisce che, prima che lo Stato possa venire in aiuto di una banca, i detentori di azioni e di obbligazioni subordinate devono subire le perdite necessarie e ridurre al minimo indispensabile l’aiuto dello Stato.
Cosa hanno fatto banche e autorità per informare adeguatamente i risparmiatori?
Nella vicenda delle vecchie 4 banche, l’attenzione si è concentrata giustamente sui detentori delle c.d. obbligazioni subordinate ma, se – come da più parti si va dichiarando – si tratterebbe addirittura di una “ truffa “, che dire ai piccoli azionisti ?
Il direttore generale della Banca d’Italia ha dichiarato:
«Prodotti inadatti e figli della cultura finanziaria anglosassone sono quelli che hanno dato luogo nel 2007 alla più grande crisi dal ’29 a oggi. La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori».
Se è così, cosa c’entrano i dipendenti, additati a complici o ignavi ?
Lo stock di obbligazioni subordinate emesse dalle banche è notevole.
Tanto più è necessario fare chiarezza, perché il rapporto di fiducia è tutto.
Le dichiarazioni odierne di un ex dipendente di una delle 4 vecchie banche, il quale ha collocato le obbligazioni subordinate al pensionato di Civitavecchia, sono sconvolgenti: “Avevamo l’ordine di convincere più clienti possibili ad acquistare i prodotti della banca – spiega nell’intervista ad un quotidiano – Settimanalmente eravamo obbligati a presentare dei report con dei budget che ogni filiale doveva raggiungere. L’ultimo della lista veniva richiamato pesantemente dal direttore”. “Ci dicevano che la banca era sull’orlo del fallimento, e che l’aumento di capitale serviva a salvarci e che se non ci fossimo dati da fare la banca avrebbe chiuso e noi saremmo stati licenzianti. Ecco perché ognuno di noi convinceva più clienti possibili”.
Non si perda tempo, si accerti quanto effettivamente avvenuto, anziché speculare.
Se, come è stato dichiarato dal Commissario Ue ai servizi finanziari, le vecchie banche oggetto del salvataggio hanno venduto strumenti finanziari inadeguati a persone che erano ignare del rischio che stavano correndo, il provvedimento annunciato dal Governo è chiaramente inadeguato.
Eppure le obbligazioni subordinate sono state collocate quando le 4 vecchie banche non erano in crisi, anzi avevano rating elevati.
E cosa dice la CONSOB, autorità che vigila sulla trasparenza e correttezza dei rapporti tra operatori finanziari e clienti, l’ Arbitro chiamato a decidere, caso per caso, sui danni subiti dai 10.350 piccoli risparmiatori (obbligazionisti subordinati) coinvolti dal decreto salva-banche ?
Dal 1° gennaio 2016, in base a una direttiva europea, solo di recente recepita nell’ordinamento del nostro Paese, lo Stato potrà venire in aiuto di una banca solo se prima una quota delle perdite sarà stata addossata agli azionisti e ai creditori della banca stessa, compresi i detentori di obbligazioni ordinarie e i depositanti (saranno esentati solo i depositi inferiori ai 100mila euro, coperti dalla assicurazione).
La direttiva stabilisce che per tutelare i diritti di azionisti e creditori “è opportuno stabilire obblighi chiari riguardo alla valutazione delle attività e delle passività dell’ente oggetto a risoluzione”,
E’ ora che Governo, Istituzioni di vigilanza, sistema creditizio e finanziario si aprano ad un confronto in materia di trasparenza dei servizi bancari e finanziari, di informazione e formazione a tutela dei risparmiatori, di tutela per gli addetti, i quali rischiano di essere chiamati a rispondere di responsabilità altrui.
Abbiamo già chiesto e ripetutamente alla Associazione Bancaria Italiana di aprire il confronto con le Organizzazioni sindacali per regole certe e pratiche atte a contrastare le pressioni commerciali e la vendita di prodotti a rischio.
A che punto è l’adeguamento da parte degli intermediari bancari e finanziari alle nuove DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TRASPARENZA DELLE OPERAZIONI E DEI SERVIZI BANCARI E FINANZIARI – CORRETTEZZA DELLE RELAZIONI TRA INTERMEDIARI E CLIENTI di Banca d’Italia, in vigore dal 1° ottobre scorso ?
Lo denunciamo da tempo: le “ pressioni commerciali “ sugli addetti sono effettivamente insostenibili.
E, nonostante ciò, i lavoratori bancari operano quotidianamente nel rispetto delle disposizioni di legge e delle autorità di vigilanza.
Tanto più è intollerabile che, alla fine della fiera, proprio i lavoratori vengano additati a complici nella vendita dei prodotti finanziari a rischio.
Roma. 12 dicembre 2015
FISAC/CGIL
Il Segretario Generale
Agostino MEGALE