Abruzzo

L’Abruzzo si sfila dal referendum anti trivelle: ma con quale prospettiva?

La scelta del Presidente D’Alfonso di far ritirare la Regione Abruzzo dal referendum anti trivelle e di farlo schierare a fianco del Governo contro le altre regioni è incomprensibile.

All’improvviso, senza nessun dibattito in Consiglio regionale, l’Abruzzo sceglie di cambiare squadra e da quella delle Regioni passa a quella del Governo. È come se durante una partita di calcio uno degli undici giocatori si togliesse la maglia indossata fino a quel momento e si mettesse quella degli avversari per continuare la partita a loro fianco.

Si dice che l’obiettivo di fermare la piattaforma “Ombrina Mare” è stato raggiunto e che non c’è più ragione del contendere. Ma in realtà la Cassazione, confermando il referendum sul divieto di trivellazione delle 12 miglia, sembra ritenere il contrario, e oltretutto la Corte Costituzionale deve pronunciarsi a giorni (19 gennaio) e sarebbe stato meglio attenderne la decisione.

Inoltre si continua a voler far credere che il problema del petrolio inizi e finisca con la piattaforma Ombrina Mare. Si tratta di una visione miope che non ha alcun fondamento. Se Ombrina è stata (momentaneamente?) bloccata il problema del petrolio in Abruzzo e nel Mare Adriatico continua a esistere perché deriva da una politica energetica del Governo “pro fonti fossili” che non è cambiata e che continuerà a produrre i suoi effetti. D’Alfonso avrebbe dovuto contribuire a costruire e rafforzare un fronte comune con gli altri Governatori per una strategia energetica sostenibile, piuttosto che sfilarsi da questa battaglia.

WWF Italia Onlus, Abruzzo
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