e la Regione Abruzzo chieda con forza l’immediato decreto del parco nazionale
L’arrivo dell’anno nuovo, con l’entrata in vigore della legge di stabilità, ci ha riconsegnato uno scenario futuro libero dalle trivelle entro le 12 miglia marine dalle nostre coste, seppur con delle considerazioni importanti, ancora aperte, legate alla questione referendaria. Certo è che finalmente la tanto richiesta “scelta politica” è stata esercitata nella direzione di cancellare la strategicità, l’indifferibilità e l’urgenza delle attività petrolifere. Una strategia energetica che era palesemente antistorica e in controtendenza mondiale anche alla luce dell’ultimo accordo della COP21 di Parigi sui cambiamenti climatici che apre di fatto un percorso di uscita dalle fonti fossili verso quelle rinnovabili, nell’intento di abbattere il surriscaldamento globale.
Ora, però, occorre dar vita all’altro pezzo di questa scelta: la necessità di coniare i caratteri della green economy, unica strada in grado di dare un futuro dignitoso all’Abruzzo, terra dalle grandi promesse ancora non mantenute. Da qui il “ruolo politico” centrale del Parco Nazionale della Costa Teatina, un’area protetta formalmente istituita da 15 anni ma non ancora decretata a causa della sostanziale incapacità della nostra politica locale, inutilmente sollecitata ad individuare una soluzione condivisa che superi quelle logiche che, oggi lo stesso governo con l’ultima legge di stabilità cancella, o quantomeno congela.
Il commissario, Giuseppe De Dominicis, ha svolto il suo compito e ha consegnato a luglio scorso, in anticipo sui tempi previsti, una propria cartografia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo lo stallo di alcuni mesi, c’è stato, coordinato dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il tentativo di coinvolgere tutti i sindaci interessati per il varo di una perimetrazione condivisa dai sindaci stessi per la redazione di una nuova cartografia, alternativa in qualche modo a quella predisposta dal commissario ad acta. Questa seconda proposta è stata anche sommariamente mostrata ai presidenti di WWF e Legambiente in un incontro di pochi minuti ma la richiesta di ottenerne una copia per una più accurata valutazione non ha avuto alcun seguito. Eppure ci dicono che la “perimetrazione dei sindaci” sarebbe stata anch’essa inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che si troverebbe sui propri tavoli, quindi, due diverse proposte, una nota ai cittadini perché più volte pubblicamente illustrata da De Dominicis, l’altra nota solo a chi la propone. Una situazione che di fatto alimenta lo stallo in atto da circa 6 mesi.
Ciò non è più accettabile, bisogna uscire fuori da questa “rotonda” e imbroccare la strada giusta! Strada che è stata indicata dai 40.000 di Pescara nel 2013 e si ripropone adesso, in modo ancora più forte, dopo i 60.000 di Lanciano, l’intervento del governo sulla legge di stabilità, un referendum ancora in piedi e l’accordo della COP21 di Parigi.
Il Parco Nazionale della Costa Teatina è il completamento naturale della scelta no petrolio, sia per la sua dimensione (economica, sociale, culturale e ambientale) antagonista a quella delle vecchie lobby novecentesche, sia come strumento di tutela e protezione ambientale.
Alla luce di quanto sin qui esposto le associazioni Archeoclub, Arci, Conalpa, Costituente per il Parco, FAI, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo, Mila Donnambiente, Pro Natura e WWF chiedono alla Regione Abruzzo di adoperarsi attivamente al fine di sollecitare la Presidenza del Consiglio dei Ministri perché esca dallo stallo in essere e, nel rispetto di quanto previsto dalle legge, trasmetta immediatamente il decreto di perimetrazione, elaborato sulla base del lavoro del commissario De Dominicis, alla Presidenza della Repubblica per la firma. Chiedono inoltre che il Parco Nazionale della Costa Teatina sia messo subito nelle condizioni di cominciare la propria attività, nell’interesse del territorio protetto e delle popolazioni che vi risiedono.