Nato dalla collaborazione del poeta calabrese Domenico Caruso con il musicista aquilano Camillo Berardi.
UNA CANZONE PER LA MADONNA DELLA MONTAGNA
A’ Madonna dâ Muntagna
(Alla Madonna della Montagna di Polsi)
Versi del poeta calabrese Domenico Caruso
Musica del compositore aquilano Camillo Berardi
Sin dalla preistoria, l’uomo ha cercato di trovare la spiritualità nella trascendenza, e le montagne hanno sempre offerto un terreno privilegiato alle esperienze dell’anima e all’incontro più profondo con il divino: la loro maestosità, la lontananza dalla quotidianità, l’inaccessibilità, la verticalità e la vicinanza al cielo, hanno favorito l’ascesa e l’ascesi spirituale dell’essere umano.
Anche la devozione cristiana si è manifestata sulle altitudini e tante nostre montagne, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, sono cosparse di santuari e luoghi sacri: fra questi, più di duemila templi sono dedicati al culto mariano e sono sorti in gran parte nei luoghi in cui si annoveravano le apparizioni della Madre celeste e/o prodigi straordinari.
Anche in Calabria l’espressione del sentimento religioso è molto diffusa e la devozione cristiana – in molti casi – si è manifestata sui monti: il massimo luogo di culto si trova a Polsi nel cuore dell’Aspromonte. In una piccola valle immersa in un ambiente naturale grandioso – sorge il Santuario della “Madonna della Montagna” di Polsi, circondato da gole profonde, corsi d’acqua, foreste, rupi scoscese e ripidissimi pendii, dominati dalla vetta suprema del Montalto, nell’incanto degli alti silenzi ancestrali.
Il culto mariano aspromontano nel pittoresco borgo di Polsi, ha origini antichissime e molte leggende raccontano la sua nascita.
La più popolare narra che, nel 1114, un giovane pastore si spinse sulla montagna alla ricerca di un giovenco smarrito: lo ritrovò intento a dissotterrare una Croce in ferro di tipo orientale e, dopo averla estratta, s’inginocchiò di fronte ad essa. Nello stesso istante apparve la Madonna con il Bambino in braccio che, rivolta al mandriano, manifestò il desiderio di vedere eretto in quel luogo un santuario a Lei dedicato.
La fondazione del tempio avvenne al tempo di Ruggiero II di Sicilia (1095-1154), e al suo interno fu custodita la Santa Croce del miracolo, che ancora oggi può essere ammirata. Successivamente furono accolti anche due magnifici simulacri della Madonna della Montagna: uno monumentale – opera siciliana del XVI secolo – scolpito in pietra tufacea dipinta, e l’altro più piccolo e più leggero in legno. Il primo troneggia nell’ampia nicchia dell’altare maggiore dal 1570 e per tradizione viene rimosso ogni cinquanta anni per la celebrazione dell’Incoronazione della Vergine e portato in processione, il secondo viene utilizzato per le cerimonie annuali, alle quali partecipano moltissimi pellegrini provenienti da località calabresi e siciliane, che venerano e onorano le loro “Vergini della Montagna”, collegate al culto più antico della Madonna di Polsi. In occasione della festa della Madre celeste aspromontana, che si celebra dal 31 agosto al 2 settembre di ogni anno, una moltitudine di pellegrini organizzata in più di cinquanta carovane, e in gruppi di nuclei familiari, ascende in pellegrinaggio la montagna per raggiungere il Santuario di Polsi, in uno straordinario intreccio di colori, canti, danze, gioia, commozione, fede, riti arcaici, tradizioni, folklore.
La religiosità popolare unisce e confonde storia e leggende, ma è sempre improntata all’ascesi e alla ricerca del sublime e dell’infinito. In occasione dei festeggiamenti della Vergine della Montagna, persone di ogni ceto da molti secoli si ritrovano insieme a pregare, a cantare e a ballare, circoscrivendo uno straordinario fenomeno che è anche sociale, oltre che religioso.
Il poeta calabrese Domenico Caruso e il musicista aquilano Camillo Berardi hanno dedicato alla Regina aspromontana il componimento “A’ Madonna dâ Muntagna”che può essere ascoltato nel video accessibile tramite il link seguente:
https://www.youtube.com/watch?v=U9sHw7fzJ_c
A’ Madonna dâ Muntagna
(Alla Madonna della Montagna di Polsi)
Versi di Domenico Caruso
Musica di Camillo Berardi
Sup’Asprumunti c’è ’na gran Signura,
Maria di la Muntagna esti chiamata:
jèu mu’ l’arrivu no’ cci vìju l’ura
e no’ mi stancu di la caminata.
E comu i nostri patri sonu e cantu,
’u cori ’n manu a’ Vèrgini presentu
e no’ mi movu di lu locu santu
se no’ si poni fini o’ me’ tormentu.
Rit. Matri adorata, no’ m’abbandunati
ca’ li bisogni me’ Vu’ li sapiti,
vògghju gridari pe’ tutti li strati:
“Veniti genti e di prèju ciangiti!”
Rigina chi lu Celu cumandati,
la paci sulu Vu’ potiti dari: .
pecchì pentutu su’ di li peccati,
li Vostri gran virtù vògghju lodari!
E quandu a la me’ casa jèu ritornu
mi sentu veramenti ricriari
e pregu la Madonna notti e jornu
pe’ li figghjòli e li perzuni cari.
Alla Madonna della Montagna
(Traduzione in lingua dal dialetto calabrese)
Sull’Aspromonte c’è una gran Signora,
Maria della Montagna è chiamata:
io a raggiungerla non vedo l’ora
e non sono stanco della camminata.
E come i nostri padri suono e canto,
il cuore in mano alla Vergine presento
e non mi muovo dal luogo santo
se non si pone fine al mio tormento.
Rit. Madre adorata, non mi abbandonate
perché i miei bisogni Voi conoscete,
voglio gridare per tutte le strade:
“Venite gente e di gioia piangete! “
Regina che il Cielo comandate,
la pace solo Voi potete dare:
poiché sono pentito dei peccati
le Vostre gran virtù voglio lodare!
E quando alla mia casa io ritorno
mi sento veramente ricreare
e prego la Madonna notte e giorno
per i giovani e le persone care.